“Gli insegnanti che pensano che Dio e Gesù siano fuori posto nelle scuole vanno semplicemente curati”. Come i nostri lettori ricorderanno, così ha sentenziato Matteo Salvini alla Scuola di Formazione Politica della Lega il 16 dicembre scorso.
«Io penso che una vita vissuta senza credere che alla fine dei nostri giorni ci sia qualcosa è una vita cui manca qualcosa. E lo dico da peccatore e da ultimo dei credenti perché mi piacerebbe credere di più. Ma quando c’è qualcuno che pensa che Dio sia fuori posto, Gesù bambino sia fuori posto, “Tu scendi dalle stelle” debba uscire dalle classi, questo non è un insegnante ma va curato. Deve cambiare mestiere. Questo non è un educatore, è un “diseducatore”. E il percorso, se ci fate caso, se vi fermate per cinque minuti, è lì da leggere: senza confini, senza patria, senza storia, senza lingua».
Qualcosa del genere Salvini lo aveva già detto ai primi di dicembre durante la trasmissione ‘No stop news’ dell’emittente radiofonica Rtl 102.5. E già fine novembre il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti si era espresso in modo altrettanto perentorio: i presepi «fanno parte della nostra identità»; inoltre «Il Crocifisso per me è il simbolo della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni: non vedo che fastidio possa dare nelle nostre aule scolastiche. Anzi, può aiutare a far riflettere».
Pochi giorni dopo l’esternazione salviniana del 16 dicembre, la crociata del vicepremier ha investito anche i sacerdoti dissidenti: in particolare don Armando Zappolini, parroco di Perignano, in provincia di Pisa, “colpevole” di aver fatto un presepio con la grotta in forma di cassonetto della spazzatura, con su scritto: «Volete trovare Gesù? Cercatelo nella spazzatura».
L’intenzione del sacerdote era far comprendere che Gesù non lo troviamo tra i potenti e i razzisti, ma «fra quegli scarti dell’umanità che da duemila anni sono la sua gente».
Un messaggio profondamente cristiano, insomma; non cattoleghista, come forse Salvini auspicherebbe. Tanto che il parroco ha aggiunto: «A chi sale sulle ruspe e poi chiede di fare il presepe nelle scuole o di mettere il crocifisso nelle aule, noi rispondiamo che il nostro presepe ce lo stanno distruggendo e calpestando proprio loro».
Anche qualche sacerdote, quindi, secondo Salvini andrebbe “curato”?
Il 2018, indubitabilmente, è stato l’anno di Matteo Salvini. Con grande abilità è arrivato al governo, è diventato vicepresidente del Consiglio dei Ministri, nonché Ministro dell’Interno. È riuscito ad imporre sui media e nella maggioranza di governo la propria visione del mondo, sebbene la Lega avesse incassato, nelle elezioni del 4 marzo, poco più della metà dei voti del Movimento 5 Stelle.
Qualche maligno potrebbe ora ipotizzare che la Lega stia facendo mostra di una linea politica e comunicativa precisa, volta a conquistare il consenso dei settori più retrivi della società italiana. Compresi i segmenti più ottusamente conservatori del mondo cattolico: quelli (per intenderci), che non troverebbero strani il crocifisso ovunque e la messa obbligatoria per studenti e docenti nella Scuola Statale (l’unica che possa definirsi pubblica, e che dunque per definizione non può che essere laica).
Alla crociata dei difensori a oltranza del presepe e del crocifisso ha però implicitamente risposto, il 2 dicembre, il settantenne arcivescovo metropolita di Campobasso e Boiano Giancarlo Maria Bregantini, celebre per il suo impegno e per le sue scomuniche contro la mafia calabrese: «Non si può venerare i nostri simboli religiosi senza esser coerenti: ad esempio non si può invitare fare il presepe e poi non accogliere negli SPRAR [Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, servizio del Ministero dell’interno che amministra localmente i progetti d’integrazione, accoglienza e assistenza dei richiedenti asilo, NdA] una coppia vera di giovani sposi che hanno avuto un bimbo qualche mese fa e che ora sono per strada. Non si può venerare il Crocifisso senza aver solidarietà con i “crocifissi” della Storia. Questo è il nodo principale che noi oggi stiamo combattendo; ed è quello che sull’”Avvenire” di oggi con molta chiarezza tramite un aneddoto specifico ha raccontato Marco Tarquinio».
A queste parole del vescovo, però, Salvini non ha ritenuto opportuno rispondere. Sarà forse perché considera anche Monsignor Bregantini come uno che «va curato»?
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