A proposito della polemica sollevata dalle parole pronunciate qualche giorno fa da Salvini, sembra francamente esagerata la reazione di chi si è stracciato le vesti, gridando allo scandalo, per così poco e poi non si preoccupa dei veri problemi della scuola italiana.
Piace in ogni caso richiamare alla memoria un celebre aneddoto che riguarda Giosuè Carducci.
In relazione al quale, però, sarebbe curioso sapere come mai il suo nome sia del tutto ignorato dalle Indicazioni Nazionali del 2010 che, al quinto anno delle scuole superiori, raccomandano lo studio di Pascoli e D’Annunzio la cui “incidenza lungo tutto il Novecento ne rende imprescindibile lo studio”.
Come sia possibile proporre ai nostri alunni Pascoli, che del Carducci fu allievo, e D’Annunzio, che fin dai suoi precoci esordi letterari ne fu seguace e imitatore, senza prima far studiare loro Carducci, che è chiaramente propedeutico allo studio di entrambi i poeti di cui sopra, questo rimane un arcano delle Indicazioni ministeriali!
Ebbene, l’autore di “Davanti San Guido” e “Miramar”, tanto per citare i titoli di due tra le sue più celebri poesie che non andrebbero dimenticate, ebbe a redarguire uno studente dell’Università di Bologna che, volendogli far firmare il libretto, si era presentato prima con il cognome e poi con il nome.
Il professore, senza neanche aprire il libretto, glielo restituì immediatamente dicendogli: “Tenga: Le farò la firma quando avrà imparato a dire correttamente il suo nome!”. Ora, che ci sia una responsabilità o corresponsabilità della scuola nella diffusione della cattiva abitudine, che nasce proprio tra i banchi di scuola per poi protrarsi per tutta la vita, di dichiarare prima il cognome e poi il nome e firmarsi allo stesso modo, è innegabile.
Tra l’altro, se non si ristabilisce un criterio basato sul buon senso, come la mettiamo con chi si chiama, per esempio, Rosa Fiore? Si tratta di un maschio o di una femmina? L’impasse si potrebbe ovviare se già sui registri di classe delle scuole i cognomi degli studenti, in ordine alfabetico, fossero sempre preceduti dai nomi.
Con buona pace del nostro Carducci Giosuè, pardon Giosuè Carducci!
Giuseppe Scafuro
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