La proposta della Lega, guidata dal vicepremier e ministro dei trasporti Matteo Salvini sta facendo discutere: in un disegno di legge si propone di abolire termini quali “sindaca”, “questora”, “avvocatessa” e anche “rettrice”. Per chi non si è adegua, è la proposta, scatterebbe una multa fino a cinquemila euro. Lo riporta La Repubblica.
A presentare il disegno di legge, a quanto riferisce l’agenzia AdnKronos, è il senatore leghista toscano Manfredi Potente. Il progetto normativo, intitolato “Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere”, ha l’obiettivo dichiarato di “preservare l’integrità della lingua italiana ed in particolare, evitare l’impropria modificazione dei titoli pubblici dai tentativi ‘simbolici’ di adattarne la loro definizione alle diverse sensibilità del tempo”.
L’esponente del Carroccio si spinge a citare, per puntellare la sua tesi, i dubbi del “compianto linguista Luca Serianni“, morto proprio due anni fa, nonché “la contrarietà del Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispetto ad una decisione dell’Accademia della Crusca circa la possibilità di declinare al femminile le cariche pubbliche coperte da donne”.
Ecco cosa aveva detto anni fa il linguista, come riportato sul sito dell’Accademia della Crusca: “A me sembra che, al di là dell’uso di alcuni giornali (non di tutti!), più sensibili al ‘politicamente corretto’, nella lingua comune forme del genere non siano ancora acclimatate e, anzi, potrebbero essere oggetto d’ironia. Sul loro successo incide negativamente anche il fatto che molte donne avvertano come limitativa la femminilizzazione coatta del nome professionale, riconoscendosi piuttosto in una funzione o una condizione in quanto tale, a prescindere dal sesso di chi la esercita. I giornali hanno fatto gran parlare, a suo tempo, dell’uso di Irene Pivetti che si riferì a se stessa come ‘presidente della Camera’, ‘cittadino’ e ‘cattolico'”.
Oggi è arrivato durissimo il commento del giornalista Davide Giacalone, che ha parlato di scuola a Rtl1025: “Prepotente la pretesa di dirmi quali parole usare, grottesca quella di punirmi se declino a casaccio. La pagliacciata del politicamente corretto condiviso e contrapposto. Più che le multe servirebbero le bocciature a scuola. A cominciare dalle coniugazioni, dal congiuntivo e dal condizionale”.
“Immagino ci sia in allegato al disegno di legge un vocabolario sulle declinazioni. Mi dovete dire quindi come devo dire tutte le parole. Si tratta di corbellerie”, ha concluso.
Qualche giorno fa, Giacalone ha commentato il Rapporto Invalsi 2024. Ecco le sue parole: “Al Sud ci sono risultati peggiori che al Centro, al Centro ci sono risultati peggiori al Nord. Si conferma il fallimento della scuola e del suo compito costituzionale: offrire una strada aperta a tutti”.
“Gli studenti vanno male in listening inglese? In classe non hanno il madrelingua che li facilita all’ascolto. È il fallimento della scuola, non dipende da quanto si impegnano. Una cosa simile non si supera con le risorse ma assumendo docenti selezionati per capacità. Se non è stato fatto, il discorso è chiuso”, ha tuonato Giacalone.
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