Gli italiani potranno andare in pensione con la “quota 100”, ma a 62 anni di età. Così il vice presidente del Consiglio e ministro degli Interni Matteo Salvini, a Porta a Porta, spiegando che il paletto dei 64 anni “è assolutamente troppo alto, io ho chiesto al massimo 62”.
“Quota 100” rappresenta la somma dell’età anagrafica e di quella contributiva per accedere alla pensione.
Secondo alcune stime, il provvedimento potrebbe costare già nel 2019 9 miliardi netti.
Salvini spiega che sulle pensioni si stanno ancora facendo i calcoli ma la richiesta è quella di arrivare alla famosa ‘quota 100’ fissando il paletto dell’età non a 64 anni ma a 62, da accompagnare alla “quota 41 e mezzo” di contributi.
Oggi come si va in pensione?
Quindi l’idea del governo è quella di cambiare le regole che oggi sono in vigore, ovvero per la pensione di vecchiaia sono richiesti 66 anni e 7 mesi di età (più 20 anni di anzianità contributiva) che dal prossimo anno aumenteranno a 67 anni a causa dell’adeguamento con l’aumento delle aspettative di vita rilevato dall’Istat.
Per la pensione anticipata, invece, non viene indicata alcuna età anagrafica poiché è sufficiente aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Anche il requisito contributivo della pensione anticipata subirà una variazione dal 1° gennaio 2019 quando per smettere di lavorare bisognerà aver maturato 43 anni e 3 mesi (uomini) o 42 anni e 3 mesi (donne).
Requisiti per andare in pensione
Il 4 aprile 2018 l’Inps ha pubblicato la circolare n.62 che fissa l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita.
Dal 1° gennaio 2019, quindi, si andrà in pensione più tardi rispetto ad oggi.
- pensione di vecchiaia: da 66 anni a 7 mesi a 67 anni per tutti. L’anzianità contributiva richiesta sarà sempre pari a 20 anni;
- pensione di vecchiaia contributiva: da 70 anni e 7 mesi a 71 anni di età. L’anzianità contributiva sarà sempre di 5 anni;
- pensione anticipata contributiva: da 63 anni e 7 mesi di età a 64 anni. L’anzianità contributiva resta pari a 20 anni;
- pensione anticipata uomini: da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi;
- pensione anticipata donne: da 41 anni e 10 mesi si passerà a 42 anni e 3 mesi;
- pensione anticipata lavoratori precoci passa da 41 anni a 41 anni e 5 mesi di anzianità contributiva.
Salve le categorie usuranti
L’aumento dell’età pensionabile, però, non sarà valido per tutti. Ci sono delle categorie di lavoratori, infatti, che potranno accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 66 anni e 7 mesi, purché però abbiano maturato un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni (e non 20).
Si tratta dei lavoratori che per almeno metà della abbiano svolto un’attività considerata usurante, tra cui ricordiamo gli insegnanti della scuola dell’infanzia, cioè i lavoratori che lavorano nel sistema integrato 0-6.
- operai dell’industria estrattiva,
- operai dell’edilizia e della manutenzione degli edifici,
- conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni,
- conciatori di pelli e pellicce,
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante,
- conduttori di mezzi pesanti e camion,
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni,
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza,
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido,
- facchini e addetti allo spostamento merci,
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia,
- operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti,
- operai agricoli,
- marittimi, pescatori
- operai siderurgici di seconda fusione.
Risulta indispensabile ricordare, che non basta avere svolto un lavoro usurante per ottenere la pensione anticipata, ma bisogna avere un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e avere 61 anni e 7 mesi.
Inoltre tali lavoratori devono avere almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa, compreso l’anno di maturazione dei requisiti, per le pensioni che hanno decorrenza entro il 31 dicembre 2017 e almeno la metà della vita lavorativa per le pensioni con decorrenza dall’1 gennaio 2018 in avanti.
Ovviamente, tali requisiti pensionistici andrebbero revisionati in caso di riforma delle pensioni.