Matteo Salvino, il leader della Lega, su Instagram, punta il dito contro la ministra Azzolina, incapace di rendere sicuro il rientro a scuola del 7 gennaio: “Tra meno di una settimana ci sarà l’apertura delle scuole. Che cosa ha fatto la ministra Azzolina per rendere sicuro questo ritorno a scuola? La scuola è la spina dorsale, midollo, cervello, è il futuro del nostro paese”.
A parte le accuse, vorremmo sottolineare che finalmente si dice della scuola ciò che per decenni è stato negato o sottovalutato o snobbato: la scuola è la spina dorsale, midollo, cervello, è il futuro del nostro paese.
Dunque una buona notizia, sperando sempre che dalle parole poi si passi ai fatti, investendo in modo intelligente per renderla così come la descrive Salvini. Che, infatti, subito dopo aggiunge, sempre su Instagram: “ “Finche’ Azzolina dice che per cambiare aria basta aprire le finestre… A nord e a sud a gennaio fa freddo, a Roma fa freddo, in mezza Italia nevica. E noi per cambiare l’aria nelle aule apriamo le finestre: non prendono il virus ma la polmonite. In queste condizioni io i miei figli a scuola non ce li manderei. Stessi autobus, metro, tram treni, stesse cattedre vuote. Non si può giocare sulla pelle degli studenti, degli insegnanti e famiglie”.
E anche su questo siamo d’accordo, però ci aspettiamo anche soluzioni alternative alla chiusura generalizzata, affinché quella scuola esaltata dal leader della Lega sia effettivamente salvaguardata nella sua “Mission” che è fondamentale per il “futuro del nostro paese”.
Tuttavia a complicare le cose e a togliere sicurezza alla presa di posizione della ministra Azzolina, che a tutti i costi vuole che le lezioni siano riprese al più presto, ci pensa Fabrizio Pregliasco, il virologo dell’Università statale di Milano: attenzione, dichiara, “arriva la terza ondata, zona rossa oltre il 6 gennaio”.
Intervistato dalla Stampa, non ha dubbi nel sostenere: “L’anno nuovo non promette bene. I numeri di questi giorni non consentono di stare tranquilli e prefigurano una terza ondata. Gli ultimi dati dimostrano la stanchezza del lockdown, ma ora la curva rallenta troppo lentamente per cui è urgente intervenire con nuove misure”. E inoltre “la diffusione della variante inglese rende indispensabile velocizzare la campagna di vaccinazione”.
Che però procede a rilento e con difficoltà. Infatti, secondo Rainews, “Sono 72.397 le persone vaccinate contro il coronavirus in Italia. In testa per numero di somministrazioni il Lazio, con 16.366 vaccinazioni (il 35,7% delle dosi disponibili). Subito dietro il Piemonte (9.478 – 23,2%), la Toscana (6.824 – 24,4%) e la Campania (6.671 – 19,7). Molto indietro la Lombardia (2.446 – 3%). La fase 1 della vaccinazione, che ha preso ufficialmente il via tra il 30 e il 31 dicembre a seconda delle regioni, interessa operatori sanitari e sociosanitari, personale non sanitario e gli ospiti delle Rsa.
E mentre si attende di capire bene quando sarà la volta del personale della scuola, Pregliasco alla Stampa dichiara ancora: “Con l’attuale circolazione del virus le scuole sono pericolose sia per quello che vi succede dentro sia per il traffico che innescano, ma ha senso il tentativo di riaprirle parzialmente per valutare nel tempo gli effetti ed eventualmente ricalibrarsi. Anche perché’ la scuola ha pari dignità rispetto ai servizi essenziali e ai luoghi di lavoro, che fin qui si è cercato di privilegiare sacrificando invece svaghi e turismo”. Pertanto “senza dubbio bisogna continuare in questo modo”. Ovvero, zona rossa prolungata anche dopo il 6 gennaio. Perché “il colore rosso è stato necessario perché’ a dicembre la popolazione non era abbastanza attenta. Durante le feste è stato concesso qualche strappo, ma pranzi, cene e ritrovi vanno dimenticati fino al vaccino”. E il vaccino, per il virologo, “non darà risultati a breve” e dunque per vedersi il suo effetto bisognerà aspettare almeno fino “alla fine 2021″.
Nel frattempo si viene a sapere che nel mondo sono 10 milioni le persone vaccinate, secondo i dati riportati dal sito di pubblicazione scientifica Our World In Data, sviluppato dall’Università di Oxford. E proprio questi dati hanno fatto scattare la polemica e gli interrogativi sul perché in Italia si proceda più a rilento, mentre il contagio schizza al 18%: e con questi numeri è il caso di riaprire le scuole?