Lunga intervista al Sole 24 Ore per il ministro degli interni, Matteo Salvini.
Tanti gli argomenti trattati. Uno dei più importanti, anche in vista della legge di bilancio è quota 100: “Quota 100 integrale, senza paletti. Anche perché, confrontandomi con medie e grandi aziende, abbiamo calcolato che il diritto alla pensione di un 62enne, faccio una cifra a caso, vale un posto di lavoro e mezzo in più per un giovane. E molti imprenditori mi hanno garantito che se potessero alleggerirsi della manodopera più anziana tornerebbero subito a occupare più giovani. E quindi una parte dei costi verrebbe riassorbita rapidamente dai maggiori contributi versati”.
“I costi? Non facciamo grande affidamento sulle stime dell’Inps, che ultimamente più che di economia si occupa di politica. Secondo alcuni organismi varia dai 6 agli 8 miliardi. Sarebbe una riforma equilibrata che soprattutto crea occupazione. Uno degli aspetti più deleteri della Fornero, al di là dell’iniquità, è stato aver ingessato il mercato del lavoro”.
“Bonus 80 euro? Fino a quando gli italiani non avranno l’aliquota al 15% gli 80 euro resteranno”.
Quindi l’idea del governo è quella di cambiare le regole che oggi sono in vigore, ovvero per la pensione di vecchiaia sono richiesti 66 anni e 7 mesi di età (più 20 anni di anzianità contributiva) che dal prossimo anno aumenteranno a 67 anni a causa dell’adeguamento con l’aumento delle aspettative di vita rilevato dall’Istat.
Per la pensione anticipata, invece, non viene indicata alcuna età anagrafica poiché è sufficiente aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Anche il requisito contributivo della pensione anticipata subirà una variazione dal 1° gennaio 2019 quando per smettere di lavorare bisognerà aver maturato 43 anni e 3 mesi (uomini) o 42 anni e 3 mesi (donne).
Il 4 aprile 2018 l’Inps ha pubblicato la circolare n.62 che fissa l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita.
Dal 1° gennaio 2019, quindi, si andrà in pensione più tardi rispetto ad oggi.
L’aumento dell’età pensionabile, però, non sarà valido per tutti. Ci sono delle categorie di lavoratori, infatti, che potranno accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 66 anni e 7 mesi, purché però abbiano maturato un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni (e non 20).
Si tratta dei lavoratori che per almeno metà della abbiano svolto un’attività considerata usurante, tra cui ricordiamo gli insegnanti della scuola dell’infanzia, cioè i lavoratori che lavorano nel sistema integrato 0-6.
Risulta indispensabile ricordare, che non basta avere svolto un lavoro usurante per ottenere la pensione anticipata, ma bisogna avere un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e avere 61 anni e 7 mesi.
Inoltre tali lavoratori devono avere almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa, compreso l’anno di maturazione dei requisiti, per le pensioni che hanno decorrenza entro il 31 dicembre 2017 e almeno la metà della vita lavorativa per le pensioni con decorrenza dall’1 gennaio 2018 in avanti.
Ovviamente, tali requisiti pensionistici andrebbero revisionati in caso di riforma delle pensioni.
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