Il segretario della Lega Matteo Salvini al termine dell’incontro con il ministro Giorgetti al Mise sulla mancata partecipazione degli esponenti leghisti al voto in Consiglio dei ministri sulle nuove norme che impongono la Dad a scuola, in caso di positività, solo agli alunni non vaccinati, ha dichiarato: “Il non voto dei ministri leghisti in Cdm? Io non sono d’accordo sul fatto che mamme e papà siano messi in difficoltà. Non ci sono ragionamenti politici dietro”.
“Noi sosteniamo il ritorno alla normalità e le riaperture, ci sono milioni di mamme e papà che vorrebbero avere i bimbi in classe e poter lavorare tranquillamente e quindi alcune distinzioni non sono condivise né da noi né dalla scienza. Detto questo, noi siamo al governo per lavorare”.
E poi ha chisto polemico: “Ma il 70% percento dei bimbi di sei anni non vaccinati li chiudiamo in cantina? Il 70% dei bambini non vaccinati ha delle mamme e dei papà che vogliono bene ai loro bambini, che hanno fatto una scelta, e che vorrebbero andare a lavorare. Io in un paese che distingue tra mamme tra mamme buone e mamme cattive e fra papà buoni e papà cattivi anche no. Quindi bene le riaperture, bene l’apertura al mondo della moda, bene l’apertura al mondo del turismo, benissimo. Però io l’etichetta di mamma cattiva o di papà cattivo non la do”.
Il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso ha a sua volta spiegato all’Adnkronos le ragioni di contestazione della Lega al Governo sulla scelta di differenziare il diritto alla didattica in presenza sulla base dello stato vaccinale: “Prendiamo le distanze dalla divisione degli studenti, è stato creato vulnus pericoloso”
“I ministri della Lega hanno opportunamente preso le distanze da un provvedimento che fa ricadere su bambini di sei anni problematiche che non dipendono certo da loro. A mio avviso si è creato un pericoloso vulnus pedagogico e culturale. La campagna vaccinale è partita da troppo poco tempo infatti nella fascia 5-11 anni solo un terzo degli alunni ha avuto la possibilità di immunizzarsi. Inoltre è una decisione che spetta alle famiglie, non al singolo studente, che però paga in prima persona con un’ingiusta esclusione”.
“La scuola è il luogo per eccellenza in cui bisognerebbe accogliere e includere, garantendo a tutti il diritto allo studio. Ministero dell’Istruzione, uffici scolastici regionali, dirigenti, insegnanti e personale Ata hanno fatto i salti mortali in questi mesi per garantire la didattica in presenza e poi dividiamo gli studenti tra buoni e cattivi? Non mi pare la strada corretta”.
Tanto più che “le alternative per garantire la tutela della salute senza mortificare il diritto allo studio non mancavano, ma si è scelto di spingere sulla differenziazione in base allo stato vaccinale. Le autorità sanitarie e il ministro Speranza, evidentemente, ritengono che questo criterio debba prevalere sul diritto di un bambino a stare in classe. La trovo una cosa lontanissima dal mio modo di pensare, da padre prima che da sottosegretario”.
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