Chi fa l’insegnante è un privilegiato. Perché si fa tre mesi di vacanze consecutive l’anno. Costringendo gli alunni a fare altrettanto.
Chi conosce la scuola sa che non è così. Lo abbiamo scritto, a chiare lettere, anche in questi giorni. Ribadendo, con fatti e non opinioni, che il docente non “stacca” mai. Che corregge compiti, programma, si aggiorna e svolge un lavoro enorme a monte delle lezioni.
Anche in estate, durante la quale si svolgono gli scrutini, gli Esami di Stato, i corsi di recupero, le prove finali, le verifiche di accesso. E tante altre attività, in particolare di carattere organizzativo e progettuale, indispensabili per il buon andamento dell’intero anno scolastico che verrà.
Ogni tanto, però, la “storiella” dei tre mesi di vacanze l’anno torna in auge. Non solo nelle discussioni da bar.
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“Per la scuola siamo l’unico Paese che fa tre mesi di vacanze consecutive all’anno e se non ci sono i nonni, si resta fregati”, ha detto l’8 aprile il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, a Torino per l’incontro “Riprendiamoci il lavoro!”.
Ora, sicuramente non era intenzione di Salvini quella di puntare il dito contro i docenti. Nel senso che il suo intervento era finalizzato solo ad allungare i giorni di attività scolastica. Magari terminando le lezioni sul finire di giugno. E a riprendere il nuovo anno ad inizio settembre.
Un’esigenza, tra l’altro, che hanno ravvisato anche molti genitori, i quali oggi sono sempre più spesso impegnati lavorativamente a tempo pieno.
Solo che il problema non è di facile soluzione: chi dovrebbe tenere le lezioni nel mese di luglio e a settembre, poiché i docenti in servizio sono quasi tutti impegnati in altre attività. E dove si dovrebbe fare didattica, visto che le aule scolastiche sono prive di aria condizionata e in estate la temperatura arriva anche a 40 gradi?
Ci fermiamo qui. Il resto, immaginiamo, lo scriveranno i nostri lettori.