I toni della politica stanno assumendo livelli sempre più aggressivi, da vero e proprio “tiro al bersaglio”.
A farne le spese, da alcuni giorni, è il nuovo ministro dell’Istruzione, su cui pesa come un macigno l’iniziale poca chiarezza sulla presenta laurea, poi non rivelatasi tale, inserita nel proprio curriculum vitae.
L’ultima bordata nei suoi confronti arriva dal segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, intervistato da Radio Padania.
“Un Paese normale e non da terzo mondo non avrebbe come ministri il signor Poletti e la signora Fedeli, non perché non siano laureati, perché giudicare una persona dal titolo di studio è da cretini“, ha detto il leader del Carroccio. Che accusa, quindi, il responsabile del Miur non della mancata acquisizione della laurea, ma del tentativo di mostrare un titolo post diploma coma tale.
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Infatti, subito dopo Salvini argomenta la sua versione: “la signora Fedeli non può pontificare di scuola, di istruzione e di università dall’alto di un curriculum vitae e di una laurea taroccati. Io mi vergogno di essere rappresentato da un ministro del Lavoro e da un ministro dell’Università di siffatta maniera”.
Anche parlando dell’uscita infelice sui giovani italiani che vanno all’estero, pronunciata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti (e della quale poi si è scusato), Salvini va giù duro, tirando in causa il figlio: “il signor Poletti prima di parlare degli italiani che scappano all’estero per lavorare dovrebbe sciacquarsi la bocca nell’acido, soprattutto perché il suo figliuolo non ha bisogno di scappare all’estero: un lavoro nel settore delle cooperative guarda caso ce l’ha e mi sembra ben retribuito“.