Il Governo Conte ha poco più di un anno di vita, ma sembra che sia arrivato già ai titoli di coda: i rumors sulla imminente caduta del Governo gialloverde, trovano conferma sull’alta tensione che si è venuta a creare tra i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sembra che i due non si parlino ormai da almeno due giorni e le “bordate” che si mandano, a mezzo stampa, non fanno presagire nulla di buono.
Nelle prossime ore, all’ora di pranzo di venerdì 19 è previsto il vertice sull’autonomia convocato dal premier Giuseppe Conte, subito dopo il Consiglio dei ministri delle ore 12. Ma l’appuntamento sembra nascere sotto una cattiva stella. Perché Matteo Salvini avrebbe già detto di non volere partecipare né all’uno né all’altro incontro.
Il leader leghista è profondamente indignato con l’alleato di Governo, perché assieme all’opposizione dei “grillini” sulla regionalizzazione ha dovuto incassare, nell’ultimo periodo, anche quella sulla riforma della giustizia e tanti no alla manovra: “con questi tre no allora cambia tutto”, avrebbe detto. Nel frattempo, a complicare le cose ci si è messo il caso Russia, con tanto di informativa al Senato il prossimo 24 luglio.
Il presidente del Consiglio, comunque, ha cercato di preparare al meglio l’appuntamento sulla autonomia differenziata. Anche se lo ha fatto senza troppo preavviso, Conte ha convocato a Palazzo Chigi il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e la ministra degli Affari Regionali e delle Autonomie Erika Stefani.
L’obiettivo del premier è quello di cercare di trovare la quadra sui punti dolenti della regionalizzazione: scuola e risorse. Sul primo, si è affidato al responsabile del Miur, che da uomo di scuola dovrebbe conoscere tutti i risvolti per rispondere all’opposizione pentastellata assicurando che non si perderà l’istruzione pubblica di stampo nazionale; per il nodo delle risorse, invece, Conte ha subito dopo incontrato i tecnici del Mef.
A rendere tutto vano, però, potrebbe essere la crisi di Governo. Nelle prossime ore, sapremo se si tratta di esagerazioni oppure se, effettivamente, stavolta la maggioranza è afflitta da evidenti sintomi di incompatibilità.
In tal caso, per Salvini non vi sarebbe altra via quella delle elezioni. Al Movimento 5 Stelle, invece, non interessa tornare alle urne: già si parla di un Conte bis, da realizzare con quel Partito democratico con cui in Europa si sono fatte le prove generali, anche con l’inaspettato voto dei grillini per Ursula von der Leyen, eletta presidente della Commissione Europea proprio grazie ai 15 voti del M5S.
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