“E’ un dolore che si rinnova. Dopo vent’anni è stato fatto qualche passo avanti in tema di sicurezza delle scuole, ma c’è ancora moltissimo da fare”. Così Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile, nel giorno del doloroso ventesimo anniversario del terremoto che provocò trenta morti tra i quali 27 bambini della scuola Jovine e la loro maestra: Curcio ha incontrato la comunità di San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso, dopo essersi recato davanti alle tombe nel cimitero, poi lungo il percorso del Parco della Memoria.
La commemorazione ha toccato il culmine quando i 30 rintocchi di campana alle 11,32, l’ora della scossa del 31 ottobre 2002.
“Se vogliamo rendere giustizia a queste tragedie – ha detto Curcio – dobbiamo impegnarci ad ogni livello: dal cittadino alla politica alla parte tecnica. Dobbiamo ancora investire tanto”.
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, riferendosi alla vicenda di vent’anni fa, ha detto di aver aperto oggi il consiglio dei ministri “tributando il nostro pensiero all’anniversario di una delle stragi che ci hanno colpito di più”, ricordando “l’impegno che abbiamo in tema di messa in sicurezza degli edifici scolastici”.
Secondo l’Ordine nazionale dei Geologi occorre “ampliare le azioni volte alla prevenzione”.
Hanno inviati messaggi al sindaco Giuseppe Ferrante, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e quello dell’Interno, Matteo Piantedosi.
“La scuola è e deve sempre essere luogo di crescita, scoperta e affermazione di sé, mai di pericolo e di tragedia. Per questo – ha scritto Valditara – mi impegno a garantire un piano di edilizia anti-sismica e di grande rinnovamento dell’edilizia scolastica”.
Secondo Piantedosi, “è anche grazie alla memoria della tragedia che continuiamo ad approfondire e migliorare strumenti e tecniche per prevenire e, ad ogni costo, mitigare gli effetti di un sisma”.
Forti critiche, riportate in una lettera aperta inviata ai genitori delle vittime del crollo della scuola di San Giuliano, sono arrivate dal presidente M5s Giuseppe Conte.
“A venti anni di distanza – ha scritto l’ex premier -, evidentemente non abbiamo imparato quella lezione del 31 ottobre 2002. Ogni volta che i nostri bambini e i nostri ragazzi vengono stipati in edifici non sicuri e inadeguati noi tutti dimostriamo di non aver appreso quella lezione”.
” Ogni volta che nelle nostre Istituzioni si gioca al ribasso o si cede alla corruzione in materia di opere pubbliche, diamo conferma di non avere memoria e rispetto di quel dolore”, ha scritto Conte che ricorda come “nei due anni e mezzo della mia presidenza a Chigi più volte ho pensato a questa strage, che si è consumata a pochi chilometri dalla mia terra di origine. Ci ho pensato, invero, ogni volta che ci siamo occupati di scuola”.
“È anche per questo – ha continuato Conte – che abbiamo scelto di ribaltare completamente la tendenza degli anni precedenti, in cui abbiamo assistito a tagli lineari sulla scuola. Solo nel 2020 abbiamo investito 10 miliardi sulla scuola durante l’emergenza Covid, puntando anche su interventi di “edilizia leggera” utili ai nostri Istituti. Dei fondi del Pnrr ottenuti nel 2020, 28 miliardi sono destinati a Istruzione, Università e ricerca e una fetta significativa di quei fondi è destinata agli enti locali proprio per interventi di edilizia scolastica”.
“Con la nostra sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, abbiamo lanciato il Piano Rigenerazione Scuola, che abbiamo lasciato in eredità al Governo dopo di noi e che prevede tra le altre cose la realizzazione di 200 nuove scuole, opere di adeguamento e messa in sicurezza e risorse ad hoc per interventi di riqualificazione degli istituti anche nella vostra Regione. Quello che abbiamo fatto non sarà mai abbastanza, ma – conclude- è qualcosa. Un seme per un futuro diverso”.
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