Oggi, 14 febbraio, è San Valentino, la festa degli innamorati. Mentre si discute da mesi di educazione sentimentale, soprattutto in relazione molti episodi di cronaca nera che hanno visto come protagonisti e vittime i giovanissimi, alcuni dati forniti da Skuola.net restituiscono uno spaccato alquanto preoccupante.
All’indagine hanno partecipato 2.500 giovani “fidanzate” tra gli 11 e i 25 anni. Circa 1 ragazza su 7, tra quante sono oggi impegnate in una relazione sentimentale, racconta infatti di essere stata oggetto almeno una volta di una di queste degenerazioni per mano dell’attuale partner. E per quasi 1 su 10 ciò avviene con una certa frequenza.
L’8% delle ragazze impegnate in una relazione afferma che il proprio partner ha minacciato di uccidersi nel caso venisse lasciato.
Troppe, circa 1 su 4, sono le ragazze che devono assistere a frequenti sfuriate da parte del loro “lui”, per via di una gelosia incontrollabile. Ancora peggio è andata a quel 13% che ha dovuto fare i conti, una o più volte, con offese pesanti: quasi la metà di loro (46%) ha dovuto subire pure l’ulteriore onta di essere insultata davanti ad altre
persone.
Al 15%, invece, è capitato che il fidanzato desse in escandescenze semplicemente per il modo di vestire, considerato troppo provocante. E ad un non trascurabile 7%, come condizione per uscire di casa, è stato persino imposto un determinato tipo di abbigliamento, più castigato. E poi ci sono i casi di violenza vera e propria. Più limitati, ma fino a un certo punto. Il 5% delle intervistate – quindi 1 su 20 – ha raccontato di essere stata il bersaglio di uno schiaffo, un pugno o un calcio, dati dal partner con l’intento di fare male. Mentre il 7% afferma di aver dovuto fare sesso col fidanzato anche se in quel momento non le andava, quasi costretta, per paura della sua reazione. Il 15% delle ragazze ammette di vivere sotto braccio al timore che il partner si arrabbi.
Ma questo è un tema che riguarda da vicino anche chi non riporta manifestazioni preoccupanti, visto che ben il 26%, oltre un quarto del campione totale, tende a limitarsi per non innescare antipatiche reazioni.
Appena il 22% ha interpretato una manifestazione ossessiva di cui è stata oggetto come un possibile campanello d’allarme, a cui si affianca un esiguo 19% che non ha perdonato un atto di violenza grave. Tutte le altre vittime sono andate avanti quasi come se non fosse successo nulla. Inoltre, quando accadono questi fatti, non tutte parlano: solo 7 su 10 si sono confidate con altri. Peraltro quasi mai con le persone che potrebbero meglio aiutarle: il 48% si è aperto soprattutto con le amiche, soltanto 1 su 10 con i genitori o con degli esperti.
I numeri sono allarmanti: 1 su 10 fa fatica a uscire da sola senza sentire storie da parte del fidanzato, al 13% per essere lasciata in pace può capitare di dover condividere la “posizione” del luogo in cui si trova, ad addirittura la metà (50%) viene richiesto di dare aggiornamenti continui sui suoi spostamenti e di dire se è in compagnia di qualcuno. Con il 9% che deve quotidianamente lottare per non essere allontanata dalle proprie amicizie (qualcuna ha però ceduto e si è isolata).
Un’intrusione nella sfera privata che, spesso e volentieri, invade anche la dimensione digitale. Al 16% è stato chiesto (o preteso) dal partner di controllare il proprio smartphone, al 17% di leggere chat e messaggi, alla stessa quota (17%) è stato imposto di eliminare alcuni contatti per gelosia, l’11% per quieto vivere dà direttamente accesso ai propri profili social.
Recentemente è andata virale la canzone della giovane cantante neomelodica Fabiana, intitolata “Malessere”, parola che da mesi circola sui social per indicare scherzosamente e affettuosamente una persona che volte dà fastidio, spesso il proprio fidanzato. Il brano è andato virale su TikTok e conta più di un milione e mezzo di visualizzazioni su YouTube. Sono moltissimi i video di ragazzine che si divertono a cantarla, anche a scuola.
Fin qui nulla di strano, se non fosse che il testo della canzone lancia dei messaggi davvero pericolossissimi. Eccone uno stralcio: “Voglio il tipo che se esco con le compagne pianta delle grane (fa arrevuta’); Troppo educato? No, non mi interessa; Un laureato, anche interessante, io non lo penso“. Questo quanto canta la giovane, che parla del fidanzato per lei ideale: geloso, ignorante, maleducato, forse addirittura violento, come se l’amore si dimostrasse così; in una parola, tossico.
Pensare a ragazzine giovanissime, che si ispirano magari a questa cantante prendendola come modello, accecate dal suo personaggio fatto di trucco, vestiti firmati e gioielli, che magari vogliono essere come lei e cantano una canzone che inneggia all’amore tossico, che spinge a sottostare a comportamenti aggressivi e sbagliati non è sicuramente il massimo.
Qui ovviamente non si vuole dire che le parole di una canzonetta, e non è l’unica a dare messaggi sbagliati, possano causare qualcosa, e che i fatti gravissimi come gli stupri o gli atti di violenza sulle donne siano effetto diretto di modelli negativi. Si tratta però di qualcosa su cui bisogna assolutamente riflettere. Per combattere questi fenomeni si potrebbe partire infatti da questi esempi che si insinuano nella mente dei giovani, che in qualche modo contribuiscono ad alimentare stereotipi del tipo: “il ragazzo delinquente con il motorino è attraente, quello rispettoso che studia no”.
Poi, ovviamente, i cattivi esempi ci sono sempre stati. Sono i genitori, e in generale gli educatori, che devono riuscire a far comprendere a figli e figlie che non bisogna seguirli. In questo caso bisognerebbe spiegare alle ragazze che l’amore non è mai “malessere”, che bisogna circondarsi di persone buone e positive, e che la propria libertà non deve mai essere compromessa per non fare ingelosire qualcuno.
Ilaria Perrelli, nelle vesti di presidente della Consulta regionale campana per la condizione della donna, chiede, come riporta Il Corriere della Sera, di introdurre nelle scuole l’educazione ai sentimenti e alla parità: “Il testo e l’ascolto virale sui social di questa canzone da parte di ragazzine giovanissime conferma che c’è un problema culturale enorme. Per questo, al fine di contrastare la violenza, è urgente una legge nazionale che introduca nelle scuole, come materia curriculare, l’educazione ai sentimenti, alle emozioni, alla affettività e alla parità. Bisogna contrastare gli stereotipi e affermare relazioni basate sul rispetto e il riconoscimento dell’altro”.
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