Ieri il cantante Sangiovanni, nome d’arte di Giovanni Damian, 21 anni, ha annunciato di volersi prendere una pausa dalla musica. “Non riesco più fingere che vada tutto bene”, ha scritto sui social, dopo essere arrivato penultimo al Festival di Sanremo 2024.
“A volte bisogna avere il coraggio di fermarsi e sono qui per condividere con voi che ho deciso di farlo”, ha aggiunto, spiegando di aver annullato l’uscita del nuovo album e il concerto al Forum di Assago del 5 ottobre. Numerosi sono stati i messaggi di solidarietà rivolti al giovane, così come le lodi per aver avuto il coraggio di parlare di problemi psicologici pubblicamente.
Il giornalista e conduttore Massimo Gramellini ha riflettuto sul tema, nelle pagine de Il Corriere della Sera. “Quando un giovane dice ‘basta, mi pesa tutto, voglio fermarmi perché non sono felice’, trova sempre qualcuno che biasima il suo dichiararsi fragile, prendendolo per la resa di un immaturo. E se quel giovane è un famoso che ha perso l’abbrivio e magari è arrivato penultimo al festival di Sanremo, la fragilità viene facilmente derubricata a capriccio di un privilegiato. Siamo tutti gladiatori, sulla pelle degli altri. Tutti combattenti impavidi e armati di memoria selettiva, che dei loro vent’anni hanno conservato ricordi distorti che fanno da carburante alla nostalgia e rimosso i pomeriggi trascorsi in una stanza con la porta chiusa a chiave e la musica nelle orecchie, a guardare una macchia sulla parete e a chiedersi: che ci faccio qui?”, ha esordito.
Si tratta di un messaggio, quello del cantante, molto importante per i giovani: “Mi piace pensare che lo abbia fatto per consegnare qualcosa ai tanti coetanei che lo seguono: un messaggio, si sarebbe detto un tempo. L’idea che la fragilità non vada dissimulata per vergogna (di cosa, poi?), ma riconosciuta e dichiarata, perché solo così la coda del criceto potrà trasformarsi un giorno nell’ala di un airone”, ha concluso Gramellini.
A trionfare all’Ariston una coetanea di Sangiovanni, Angelina Mango, 22 anni. Come abbiamo scritto, il testo della sua canzone può essere considerato un manifesto della Generazione Z, delle “bimbe incasinate con i traumi”, che riescono comunque a ballare anche nei momenti di “down”. “Spesso i momenti tristi sono il seme, il preludio a una nuova felicità, il buio prima della luce. Non si deve aver paura della noia: va accolta, è importante, così come tutti i sentimenti che ci portano giù, in fondo. C’è una risalita, sempre. La noia non va combattuta: è tempo prezioso da dedicare a noi stessi. E nei momenti difficili, bisogna ballarci sopra”, queste le parole della cantante a Radio Deejay.
“Le persone temono il dialogo interiore tra sé e sé, hanno paura del silenzio, sono terrorizzate dai propri pensieri e infatti amano stordirsi con chiacchiere e impegni. Quindi fuggono la noia perché scappano da loro stessi, dalle loro responsabilità, dalle loro paure, magari anche dall’esigenza di andare da uno psicologo per chiedere aiuto. In altre parole, non vedono nella noia un’opportunità: quella di rimetterci in moto, su un binario più adeguato a livello emotivo e che ripristina l’armonia del benessere psicologico. Il problema è che stiamo educando anche le nuove generazioni a fuggire dalla noia, riempiendo le vite dei piccoli di impegni serratissimi”, questo il commento, a Vanity Fair, di Mariolina Palumbo, psicologa clinica.
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