Non vorrei commentare Sanremo… non è mia abitudine.
Soprattutto in un tempo come questo segnato da lutti e terremoti… più che le parole, forse, solo il silenzio potrebbe avere il giusto peso dell’eloquenza.
Eppure dopo lo spettacolo indegno dell’esibizione di Blanco di ieri sera non posso tacere.
Non posso come docente accettare che si presenti come spettacolo la violenza, esibita come arte.
L’idea che la sfrontatezza e l’eccesso siano segno di una libertà conquistata.
Non posso tacere dinanzi ad un ragazzino, poco più che diciottenne, improvvisamente travolto da ricchezza e successo, che si presenta come leader delle nuove generazioni, stella ed esempio da seguire, fuori controllo, e tirare calci alla bellezza distruggendo decorazioni floreali.
E perché?
Semplicemente come reazione ad un problema tecnico.
Ancora più grave la sua risposta alla domanda, in diretta Tv, verso il pluricompensato Direttore artistico del Festival:
“Perché lo hai fatto?” “Perché volevo comunque divertirmi”…
Detto… fatto.
Per divertimento spacco tutto e lancio calci, vilipendo ed oltraggio il patrimonio pubblico esibendolo come spettacolo artistico.
Ed io che in classe mi batto per insegnare educazione civica, salvaguardia del pianeta e rispetto dell’ambiente?
Ed io che cerco di insegnare il rispetto delle regole e la comunicazione non violenta? Uno stile assertivo e non aggressivo?
Ed io che ancora mi rompo la schiena e le mani a studiare musica in Conservatorio, da anni, perché l’arte non si improvvisa né la bravura?
Vecchio. Superato. Muffa.
E non mi venite a dire che è stato solo spettacolo… no.
Non ci sto!
È finito il tempo di giocare con la falsa bohemien… della pseudo arte scapigliata.
Quel gesto è stato pura arroganza, prepotenza, per cui sono necessarie delle scuse pubbliche dopo siffatta pubblica esibizione.
È volgarità che passa per televisione pubblica, e poi sotto gli occhi della più alta carica dello Stato, presente.
Sto invecchiando, lo so, indubbiamente, ma non posso tacere.
Come cittadino italiano che paga le tasse e rispetta le regole.
Non posso tacere come uomo che sente di dover lasciare il testimone, in consegna, alla generazione che sta per affermarsi… o sul punto di nascere ancora.
Non posso tacere come uomo libero offeso da questa libertà che puzza di marcio.
E allora grido il mio dissenso e spengo la TV per non essere complice.
Io non ci sto!
Non in nome mio!
Mario Ascione
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