mi ero riproposta di non commentare il gesto sconsiderato di Blanco, condannato da tutto il mondo, ma oggi riguardando il video sono giunta a questa considerazione: l’azione sconsiderata del cantante è stata senza dubbio programmata precedentemente. Ne ho la certezza guardandolo sul palco mentre brandisce di tutto e colpisce senza ritegno. Lo fa con il sorriso sulle labbra, non con la rabbia di chi ha avuto un problema che l’ ha penalizzato; lo stesso sorriso lo vedo sulle labbra dei componenti della band, anche loro non sembrano per niente contrariati, non hanno una minima reazione negativa, uno stupore.
E che dire della reazione di Amadeus? Conduttore ridanciano che non sa condurre, capace solo di leggere sul gobbo nomi e proclami, ma incapace di gestire una situazione nuova, un intoppo. Non voglio sapere quanto lui fosse a conoscenza della messa in onda della sceneggiata, ma di certo non è stato all’ altezza della situazione. Ha cercato di zittire il pubblico rumoreggiante e ha tirato a sé il cantante con una pacca sulla spalla, sempre sorridendo proponendogli di cantare successivamente la canzone. Avrebbe dovuto invece reagire come un maestro o un genitore di fronte a una pazzia del figlio, riprendendolo duramente e pretendendo le scuse immediate, senza dargli alcuna possibilità di riscatto. Invece si è dispiaciuto di più per il fatto che ci fosse il palco da pulire che per l’ accaduto. Vorrei ribadire ancora una volta che questi cantanti hanno grande visibilità tra il pubblico giovane e ogni loro gesto viene esaltato e imitato.
La regola è che a un’ azione negativa corrisponde una punizione altrettanto esemplare, vale per un insegnante, un genitore, ma anche per un presentatore. Ci tengo a dire che quando io ero giovane come Blanco, qui in Brianza, quando un giovane come lui aveva commesso qualche grave mancanza, veniva mandato a bottega presso un falegname o un ciabattino per imparare il mestiere e redimersi. Concordo quindi pienamente su quanto ha suggerito il Codacons e cioè di indirizzare il teppistello presso un’ azienda di floricultura per superare il suo disagio verso il mondo e sperimentare la fatica di coltivare fiori.
Mirella Rigamonti
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