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Sanremo 2025, bimbi prodigio. L’esperta: “Almeno uno a classe, bisogna formare i docenti per non farli sentire marziani”

Nel corso delle varie serate dello scorso Festival di Sanremo 2025 sono saliti sul palco dell’Ariston due bambini prodigio: uno di sei anni che possiede l’orecchio assoluto e che interpreterà Peppino Di Capri da piccolo in una serie tv Rai, e uno di undici che conosce tutta la storia di Sanremo a memoria.

Il dato

Ma quanti sono i plusdotati nelle classi delle scuole italiane? “Circa il 5% della popolazione ha un alto potenziale cognitivo, il 2% ha capacità ancora maggiori”, dice Maria Assunta Zanetti, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Pavia.

“Abbiamo verificato questi dati anche in Italia. Significa che in ogni classe potenzialmente è presente almeno un alunno con capacità superiori. Dobbiamo lavorare sulla formazione di insegnanti e genitori per aiutare questi bambini e non farli sentire come dei marziani”, prosegue la psicologa Zanetti.

Le differenze di genere

In Italia, ma non solo, tra i “prodigi” c’è una forte disparità tra i sessi. “In apparenza la maggior parte dei bambini ‘fenomeni’ sono maschi”, chiarisce la psicologa Anna Maria Roncoroni. “Spesso scopriamo invece che le sorelle hanno altrettante o superiori capacità cognitive. Vengono giudicate brave ma non di più, come se per loro fosse una cosa normale”.

Studente plusdotato prima bocciato e poi promosso dal Tar

Proprio da poco abbiamo parlato del caso di uno studente gifted di una scuola media del vicentino, dapprima bocciato, e poi promosso ufficialmente dal Tar.

Come riporta Ansa, la sentenza che accoglie il ricorso presentato dai genitori di fatto non cambierà le cose, perché lo studente era già stato ammesso in terza in via provvisoria. I giudici amministrativi hanno inoltre condannato il ministero dell’Istruzione e del Merito a rifondere le spese di lite per 2.000 euro.

All’alunno era stato riscontrato un quadro di “plus dotazione cognitiva”, con ansia da prestazione e tendenza al perfezionismo, e una bassa autostima. La scuola lo aveva inserito tra i cosiddetti “bisogni educativi speciali” (Bes), che però, secondo la legale della famiglia, non sarebbero stati presi in considerazione al momento degli scrutini.

Non sarebbe stato inoltre preparato, da parte dell’Istituto, un percorso personalizzato o strategie inclusive per il ragazzo, e il caso non sarebbe stato affrontato da parte del Consiglio di classe. Da qui l’annullamento della bocciatura da parte del Tar.

Redazione

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