La questione dei docenti aggrediti o vilipesi dagli studenti sta diventando sempre più complessa, sotto ogni profilo.
Le variabili in gioco sono molteplici e trovare una via d’uscita non è facilissimo anche a causa della mancanza di una linea di condotta chiara e univoca da parte delle autorità che dovrebbero aiutare le scuole ad uscire da questa situazione.
Sta emergendo, per esempio, che talora i docenti sono restii a denunciare (o anche semplicemente a segnalare) gli atti di bullismo degli studenti, vuoi per un malinteso spirito di “comprensione” (“sono ragazzi”, “nel biennio gli studenti si comportano spesso così” hanno dichiarato docenti coinvolti in questi episodi), vuoi anche per convinzione culturale e pedagogica (“evidentemente sono io che non sono riuscita a recuperare il ragazzo” aveva dichiarato una insegnate derisa pubblicamente in classe).
Anzi, proprio in quest’ultimo caso, l’insegnante è stata ricevuta personalmente dalla Ministra Fedeli che le ha attribuito un riconoscimento formale, lasciando quasi a intendere che effettivamente se uno studente compie atti di bullismo, la scuola per prima deve interrogarsi e magari fare anche il “mea culpa”.
Senza considerare che in un paio di casi, almeno per quanto riferiscono le cronache, nei confronti dei docenti coinvolti sono stati aperti procedimenti disciplinari per capire come davvero siano andate le cose, dando la sensazione che in queste circostanze la versione del docente sia del tutto equivalente a quella dello studente e trasformando quindi l’ufficio del preside in una sorta di mini-tribunale o di aula del giudice di pace.
Uno degli ultimi casi si sta sviluppando in modo un po’ diverso, con l’avvio di una vera e propria indagine giudiziaria nei confronti degli studenti (si parla persino di perquisizioni).
Insomma, pare che grande sia la confusione sotto il cielo.
Proprio per questo diventa urgente un intervento del Ministero finalizzato a fornire chiare indicazioni alle scuole su come intervenire in questi casi.
E’ pur vero che scuole sono istituzioni autonome, ma questo non esclude affatto che il Governo possa (anzi debba) intervenire con una direttiva chiara da applicare su tutto il territorio nazionale.
D’altra parte su molti temi il Ministero ha emanato direttive e linee guida, non si comprende per quale motivo non ci possa essere un intervento anche su questo problema.
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