Il Corriere della Sera aggiunge pure che la commissaria europea alla cultura, Androulla Vassiliou (Educazione, cultura, multilinguismo e gioventù), sta aspettando le conclusioni di gruppo di studio per proporre le contromisure a un dato così incredibile.
La mancanza di cultura di fatto limita anche le possibilità di migliorare la propria condizione sia sociale che economica, una distanza che rischia di portare alla marginalità sociale chi non sa leggere.
Il fenomeno fra l’altro è trasversale ai diversi Paesi, anche se è difficile misurarlo con precisione. Eurostat, l’istituto statistico della Commissione, assume come parametro la quota di persone, comprese nell’età tra 25 e 64 anni, che non ha neanche completato il ciclo scolastico secondario inferiore (in Italia le scuole medie).
Il Portogallo lascia interdetti con una percentuale del 50%; la Grecia è intorno al 22%; la Spagna al 20%; Francia e Italia tra il 10 e l’11%.
Nella colonna positiva, con cifre quasi vicine allo zero, troviamo Repubblica Ceca, Danimarca, Lettonia, Austria, Polonia.
La Germania? Intorno al 2% e l’altro Paese sempre citato come modello, la Finlandia, supera l’8%.
Dentro questi numeri ci sono gli effetti dell’immigrazione, ma anche dalla scarsa diffusione dei programmi di «formazione permanente», in molti casi, evidentemente, rimasti solo degli slogan.
ma la Commissione vuole intervenire anche nella scuola di base e così scopre che in Europa un quindicenne su cinque rivela «gravi» difficoltà con la lettura (le ragazze vanno meglio dei coetanei). Questo 20% è vicino al 18% degli Stati Uniti, ma lontanissimo dal 10% del Canada e dal 6% della Corea.
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