“Bisogna interrompere l’abuso nella reiterazione dei contratti a termine che ogni insegnante conosce”.
Esordisce così ai microfoni della Tecnica della Scuola, Rossano Sasso, sottosegretario all’istruzione, che ci incontra nel suo ufficio a Viale Trastevere.
“I lavoratori con almeno tre anni di servizio devono essere stabilizzati a maggior ragione in questa fase, con l’auspicio del presidente Draghi di avere a settembre le cattedre tutte coperte. Ne abbiamo appena parlato nelle Commissioni Cultura congiunte di Camera e Senato, insieme al ministro Bianchi” chiarisce.
“E’ difficile prevedere un concorso ordinario nell’immediato, aggiunge. Noi vogliamo fare i concorsi per dare la possibilità anche a chi non ha mai svolto un giorno di lezione di potersi misurare nella professione per me più bella del momento, ma è giusto stabilizzare chi è nella scuola da 10, 15, 20 anni”.
Sulla Dad, sull’accesso agli strumenti da parte di tutti e sulla formazione degli insegnanti, poi non ha dubbi: “E’ vero che i docenti svolgono didattica a distanza da 12 mesi, ma è anche vero che non tutti l’hanno fatta bene. Non bisogna generalizzare – precisa – anche perché credo un docente non smetta mai di studiare e formarsi. Sul digitale, purtroppo, secondo l’Istat, uno studente su tre non è stato raggiunto dalla Dad e questo soprattutto per le condizioni della propria famiglia o semplicemente perché usando più dispositivi in casa non si ha una connessione capace di sostenerli contemporaneamente”.
Ed afferma: “Anche dalle scuole mi arrivano segnalazioni di insegnanti che hanno dovuto provvedere con mezzi propri, perché mancavano gli strumenti per lavorare. Nell’emergenza la comunità scolastica è stata straordinaria, soprattutto nelle prime settimane in cui non era previsto alcun obbligo contrattuale, spinta solo dall’amore per i proprio alunni. Il corpo docente è tutto moralmente ineccepibile per l’impegno profuso, ma – tuona – dobbiamo migliorare perché la didattica integrata, anche dopo la pandemia, sarà realtà“.
Sul rientro in presenza dei figli dei key workers, cioè di categorie di lavoratori le cui prestazioni sono ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione, spiega: “Non si possono fare differenze o discriminazioni tra i figli di medici, poliziotti e figli di artigiani, operai o commercianti, che vanno a lavorare giornalmente come gli altri e i cui figli non valgono meno degli altri. E’ stato proprio il ministro Bianchi a non volere più inserire queste categorie”.
Sul vaccino Astrazeneca, riservato agli insegnanti, dopo il ritiro dal mercato, confessa: “E’ evidente che il danno da un punto di vista emotivo è stato fatto, soprattutto dopo il caso dell’insegnante morto a Biella, sebbene l’autopsia abbia rivelato non vi fosse correlazione. Spero sia fatta luce. Non mi sento di criticare gli insegnanti che in maniera solerte sono andati a vaccinarsi per poter rientrare a lavorare in classe in maniera sicura. Spero l’Ema faccia chiarezza su Astrazeneca e riprendere con il piano vaccino che stava procedendo in maniera spedita, dopo i ritardi accumulati”.
Infine, rivolge un grazie ai docenti: “Per l’impegno e lavoro svolto. Attraversano un brutto periodo a causa della pandemia, ma sono alla stregua dei medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari. Non voglio chiamarli eroi, ma nemmeno vittime del dovere, che mi auguro, adesso, pensi a metterli in sicurezza, partendo dagli ambienti, dando precedenza al corpo docente e personale Ata, spesso dimenticato”.
“Teniamo duro, consiglia e rassicura. La comunità scolastica ha bisogno di fiducia e questo Governo, nelle sue diverse diverse sfumature, è vicino”.
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