Tutti ne stanno parlando: ciò che è successo a Satnam Singh, il bracciante di origini indiane, 31 anni, morto a Latina dopo essere stato letteralmente scaricato ferito gravemente davanti casa è davvero inaudito e profondamente triste.
L’uomo aveva perso il braccio in un incidente sul lavoro nei campi dell’Agro Pontino. Trasportato solo in un secondo momento in elicottero all’ospedale, è morto nella mattina di ieri, 19 giugno. I medici hanno cercato in ogni modo di salvargli la vita, ma non hanno potuto nulla davanti ai danni provocati alla vittima dal brutto trauma cranico riportato durante l’incidente. Il 31enne è stato abbandonato per troppo tempo senza cure, con la pressione del sangue a livelli troppo bassi.
A scaricarlo davanti casa senza chiamare i soccorsi lasciando l’arto amputato in una cassetta di plastica per evitare conseguenze il suo datore di lavoro. L’uomo, un 37enne, come riporta La Repubblica, è indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso.
A commentare questo atto davvero barbaro il giornalista e direttore del Tg La7 Enrico Mentana, con un editoriale al termine dell’edizione serale del telegiornale di ieri, 19 giugno. Ecco cosa ha dichiarato, come riporta Today:
“Come tutti i braccianti di quella ditta; come tutti i braccianti o quasi, che ci sono nelle nostre campagne da Nord a Sud, come tanti altri lavoratori in nero – noi diciamo irregolari, invisibili che ci sono in Italia – ora bisogna essere molto chiari”.
“Questo è un episodio, magari questo è particolarmente eclatante, ma ne sono successi altri ieri, ne succederanno altri domani nel silenzio, nell’indifferenza, nella inconsapevolezza generale. Allora, noi parliamo dei migranti tante volte. Sono oggetto di campagna elettorale per timore che arrivino e l’immagine non è mai quella di un cingalese o di un indiano. È quella di un enorme africano nero, che noi associamo al traffico della droga o a violenze di qualsiasi tipo. Anche perché questa è la retorica narrativa di questi anni, ma noi dobbiamo sapere che gran parte dell’economia italiana ruota attorno a queste persone, che poi scopriamo essere irregolari, in nero e sottopagate”.
“Una volta – prosegue Mentana – si diceva pietosamente che venissero chiamati in Italia per fare lavori che vengono rubati agli italiani perché loro costano meno. La verità che dobbiamo dirci è che tante persone, centinaia di migliaia di immigrati irregolari, vengono chiamati da noi per fare i lavori che noi non vogliamo più fare. Ci siamo divisi in due tipi di razzisti, se posso dirlo in questi termini, quelli che proprio non vogliono stranieri, migranti, e quelli che li vogliono per fare questi lavori lontano dai nostri occhi, lontano dalle nostre garanzie retributive e anche previdenziali, facendo quelle cose che ci permettono di andare avanti”.
E ancora: “Un Paese che si dedica soltanto ai lavori che i giovani italiani vogliono fare senza dedicarsi ad altro, tanto ci pensano coloro che in qualche modo arrivano da noi. E non soltanto nelle campagne. Scusate se rubo un altro secondo… Ci sono città del nord est, Monfalcone, in cui c’è un abitante del Bangladesh, un immigrato dal Bangladesh ogni quattro italiani. E chi li ha chiamati? E a cosa servono? E poi ci lamentiamo se sono tanti, o se tutti messi insieme in una baraccopoli, svolgono i loro riti religiosi o di altro tipo? Cosa dovrebbero fare? Stare zitti e muti? E li abbiamo chiamati per fare che cosa? I lavori che volevamo fare noi o quelli che noi non vogliamo più fare?”.
La conclusione del giornalista è amara: “Non è né di destra né di sinistra questo… Abbiamo sentito la ministra, potevamo sentire capi delle opposizioni. Alcuni hanno portato anche in Parlamento colui che doveva essere il rappresentante di questi senza volto, sapete com’è andata a finire. È soltanto il momento che tutti ci rendiamo conto di cosa siamo e di cosa è diventato il nostro Paese”.
Inutile dire che le dichiarazioni di Mentana sono diventate virali e hanno fatto riflettere e commuovere. Queste parole dicono molto anche al mondo della scuola: il discorso parla di umanità ed empatia perdute, di razzismo, di intolleranza, di sicurezza sul lavoro. Tutti aspetti che sentiamo spesso in merito agli episodi di cronaca che hanno luogo hanno luogo all’interno delle mura scolastiche.
Questo fatto non deve lasciare indifferenti, soprattutto chi ogni giorno cerca di educare i più piccoli alla gentilezza, alla tolleranza, al rispetto verso il prossimo.
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