Il lavoro per portare qualche soldo in più a casa, dove conoscono spesso povertà, violenza, precarietà. L’obbligo di occuparsi dei fratelli più piccoli o delle faccende domestiche, soprattutto per le ragazzine. La noia e disaffezione verso lo studio. La poca convinzione dei genitori stessi, a loro volta poco o per niente scolarizzati. La vita di strada e l’ “arruolamento” da parte delle organizzazioni criminali. Sono alcune delle ragioni che allontanano dalla scuola molti bambini e adolescenti della Campania e di Napoli: una regione e una città che continuano a far registrare tassi di dispersione scolastica tra i più alti d’Italia. Un problema già grave che la crescente crisi economica e sociale, con i conseguenti tagli all’istruzione, rischiano di amplificare.
E’ quanto emerso oggi dalla Conferenza di presentazione dei risultati e delle iniziative del progetto di contrasto alla dispersione scolastica “W la scuola” promosso a Napoli da Save the Children, in collaborazione con il Comune di Napoli e con il sostegno di Sisal.
La dispersione scolastica in Italia e in Campania
Sono quasi 114.000 i ragazzi e le ragazze fra i 14 e i 17 anni in Italia che, spesso dopo ripetute bocciature, una frequenza discontinua, cambi di classe o scuola, arrivano all’estrema decisione di chiudere con gli studi e qualsiasi attività di formazione.
Di essi, quasi 23.000 vivono in Campania, pari a oltre il 20% del totale nazionale.
A Napoli sono 1.283 i minori – 623 maschi e 660 femmine – che hanno messo da parte prematuramente i libri e che non vanno più a scuola. Di questi ben 194 pari al 15,1% sono bambini della scuola primaria. 770, pari al 60%, sono di scuola secondaria di primo grado, 319, pari al 24,9% di scuola secondaria di secondo grado.
Numeri allarmanti che indicano come la dispersione stia diventando un fenomeno sempre più precoce e che pongono la Campania e Napoli fra le regioni e le città italiane con in più elevati tassi di dispersione scolastica, dopo la Sicilia, la Sardegna e la Puglia.
“La dispersione è un problema molto grave perché non solo segnala una difficoltà scolastica contingente del minore ma può pregiudicare pesantemente il suo futuro, privandolo di un bagaglio di competenze, strumenti, capacità fondamentali a fronteggiare un mercato del lavoro sempre più difficile e la complessità della vita, tanto più in un periodo di crisi pesante come l’attuale”, commenta Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia Europa Save the Children Italia.
“La dispersione e l’abbandono scolastico inoltre possono generare una spirale perversa. Nel nostro paese il basso titolo d’istruzione dei padri ricade sui figli in misura 3 volte maggiore di quanto accade in Germania, in Finlandia e nel Regno Unito. Nazioni in cui il figlio di un genitore istruito ha una probabilità di completare l’intero ciclo di studi 2 volte maggiore rispetto a chi ha un padre con la sola istruzione di base, mentre in Italia il vantaggio è 7,7 volte superiore. E’ quindi assolutamente necessario rompere questa spirale che non può che produrre un graduale e sempre più vasto impoverimento culturale, economico e sociale delle giovani generazioni e quindi della società nel suo complesso”, prosegue Raffaela Milano.
E’ su queste premesse che si basa l’avvio a Napoli, nel novembre 2011, del progetto di Save the Children “W la scuola”, con il sostegno di Sisal e la collaborazione del Comune di Napoli e dei servizi sociali, in particolare dei Municipi IX (Pianura e Soccavo) e II (Avvocata-Mercato-Pendino), dove i tassi di dispersione scolastica sono, rispettivamente, del 12,5% e 11,2%, tra i più alti della città. 6 le scuole coinvolte – 3 per ogni municipio – di tutti gli ordini e gradi.
4.500 gli studenti e studentesse raggiunti e coinvolti, fra diretti (800) e indiretti (3700), e 100 i docenti
“Gli obiettivi del progetto sono, da una parte, di sostenere e migliorare l’apprendimento e il profitto scolastico dei ragazzi, dall’altra di stimolare la motivazione e facilitare l’attiva partecipazione dei ragazzi stessi nella definizione delle cause che provocano la dispersione e che possono sfociare nell’abbandono scolastico”, spiega ancora Raffaela Milano. “In ultima analisi, il progetto punta a spezzare il circolo vizioso della dispersione scolastica, facendo leva sui ragazzi stessi che si rivolgono ai loro pari, convincendoli dell’importanza della scuola per il loro futuro. Uno degli aspetti innovativi del del progetto è l’approccio peer to peer che favorisce una maggiore efficacia dell’intervento stesso”.
“Si tratta di una modalità partecipativa che Save the Children utilizza nella gran parte dei suoi interventi e che abbiamo già sperimentato, con successo, in un altro progetto di lotta e prevenzione della dispersione a Roma”, continua il Direttore dei Programmi Italia Europa di Save the Children.
“Per aggredire la dispersione scolastica è fondamentale che i ragazzi si sentano in prima persona responsabilizzati sul valore dell’istruzione e a loro volta responsabilizzino e convincano i propri coetanei più a rischio e le stesse famiglie, che talvolta non comprendono l’importanza dello studio o sono costrette ad allontanare i figli dalla scuola per contare su un contributo lavorativo dei ragazzi o di supporto nella cura e gestione della casa e del resto della famiglia”, continua Raffaela Milano.
“In questo contesto, i continui tagli alla scuola sono devastanti, mentre al contrario la scuola è l’ultima risorsa che andrebbe penalizzata: se depotenziamo la sua funzione avremo un numero sempre più grande di minori con un basso e inadeguato livello culturale e con sempre maggiori difficoltà a migliorare la loro condizione sociale ed economica o ad uscire dal circuito di deprivazione sociale ed economica in cui eventualmente vivano. Il che significa contribuire a creare adulti di domani con scarse capacità e competenze lavorative ma anche sociali, emotive, relazionali”.
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