Estero

Save the Children: in Afghanistan 850.000 ragazze escluse dall’istruzione

Una ricerca di Save the Children insieme ad UNICEF e ai partner dell’Education Cluster, ha fatto emergere dei dati preoccupanti relativi alle ragazze escluse dall’istruzione in Afganistan .

La ricerca mostra infatti chela maggior parte delle ragazze delle scuole secondarie, l’80%, cioè 850.000 su 1,1 milioni,  non può andare a scuola e seguire le lezioni e ciò accade ad un mese dalla proroga del divieto di andare a scuola per le ragazze indetto dai talebani.

Il Direttore regionale ad interim per l’Asia di Save the Children ha, a questo proposito, dichiarato: “Il mese scorso, le ragazze erano assolutamente sconvolte quando, dopo essere arrivate a lezione – eccitate per il nuovo anno scolastico – gli è stato comunicato di andare a casa. Da allora, hanno raccontato ai nostri operatori di essere depresse e di soffrire profondamente per il fatto che sia stato loro negato il diritto fondamentale all’istruzione. L’educazione è un’ancora di salvezza per tutti i bambini, in particolare per le ragazze. Senza l’istruzione, sono maggiormente a rischio di violenza, abuso e sfruttamento, di matrimoni precoci. Per la stessa sopravvivenza delle ragazze in Afghanistan e per il futuro del Paese, Save the Children chiede ai talebani di consentire immediatamente alle ragazze di tutte le età di tornare a scuola. Non vi è alcun problema – amministrativo, logistico o altro – che possa giustificare il proseguimento di una politica che nega alle ragazze l’accesso all’istruzione. Anche la comunità internazionale deve svolgere un ruolo essenziale e deve continuare a fornire finanziamenti per sostenere e proteggere le ragazze che ancora vanno a scuola. Il sistema educativo in Afghanistan è appeso a un filo e ora non è il momento di fare marcia indietro” 

In Afghanistan sono molti gli ostacoli all’istruzione che quasi 8 milioni di bambini e bambine in età scolare devono affrontare ogni giorno e in modo particolare, fa sapere Save the Children, insicurezza, povertà, tradizioni culturali, infrastrutture scarse, materiali didattici inadeguati e mancanza di insegnanti o docenti qualificati.

Un numero spropositato che è salito da 2,6 milioni dello scorso anno agli 8 milioni di oggi.

Pasquale Almirante

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