Save the Children organizza a Roma “Impossibile 2022” per affrontare il delicato problema dell’utilizzo dei fondi del Pnrr a favore della Child Guarantee e di altri fondi di programmazione europea e nazionale, che sono la vera opportunità per invertire il trend di impoverimento materiale e educativo dei bambini amplificato dagli effetti della pandemia, e per fa sì che le risorse pubbliche possano essere un volano anche per attrarre investimenti dal settore privato.
L’Italia è di fronte a un bivio, perché il potenziale di rigenerazione del paese, che sono i bambini, gli adolescenti e i giovani, è profondamente in crisi. La corsa ad ostacoli per i bambini inizia appena nati, pone barriere più alte nei territori maggiormente svantaggiati e continua durante il percorso di crescita. Solo il 14,7% usufruisce di asili nido o servizi integrativi finanziati dai Comuni, e la spesa media pro capite sotto i 3 anni si ferma a 906 euro, con forti disparità nella forbice che va da Trento (2.481) alla Calabria (149). Quando si passa alla scuola primaria, si scopre che nel centro-nord il 45% dei bambini può beneficiare del tempo pieno, un’opportunità che manca invece all’85% dei bambini al sud. Se a Milano tempo pieno e mensa scolastica sono un’esperienza ordinaria per il 95% dei bambini, a Palermo è un’eccezione assoluta visto che riguarda solo il 6% dei bambini.
La fragilità del rapporto con la scuola fa danni maggiori al sud, dove il 16,3% dei giovani ha lasciato prematuramente gli studi nel 2021, anche se in media, in Italia, la dispersione scolastica raggiunge comunque il 12,7%.
Anche la qualità del percorso scolastico di chi prosegue gli studi, nel caso delle ragazze, è penalizzata dagli stereotipi di genere che limitano al 22% sul totale delle iscritte all’Università il numero di quelle che scelgono corsi scientifici, e le materie STEM continuano ad essere percepite dalle ragazze come “poco adatte” a loro, sebbene appassionino e incuriosiscano il 54% delle adolescenti a scuola.
Mentre il made in Italy “è a caccia” di 244mila talenti secondo i dati ISTAT sui posti vacanti elaborati dalla Confcommercio a luglio 2021, 182mila nel settore dei servizi e 62mila in quello dell’industria, il nostro è un motore educativo che in molti aspetti sembra girare al contrario, e che ha prodotto il numero più alto di NEET in Europa, più di 2 milioni di cui il 23,1% nella fascia di età 15-29 anni.
In 6 Regioni italiane si è già verificato il sorpasso dei NEET rispetto ai giovani inseriti nel mondo del lavoro. In regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia per 2 giovani occupati ce ne sono altri 3 che non lavorano e non studiano, a livello nazionale, tra i giovani occupati e i NEET vi è uno scarto di soli 8 punti percentuali.
Di fronte a questo scenario, la strada da imboccare è una sola, quella di fare ogni sforzo possibile per investire bene, e con una priorità sull’infanzia, le risorse economiche straordinarie disponibili, per agire dove serve di più e colmare concretamente le disuguaglianze che producono queste condizioni.