I lettori ci scrivono

Sbagliato dare le supplenze agli idonei Tfa sostegno

L’Interpellanza parlamentare del 26 Luglio 2019, Seduta n. 216, dell’ on. A. Pentangelo  di FI (membro della commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni), chiede che le supplenze annuali su sostegno  per l’anno scolastico 2019/20 vengano riservate agli ammessi al corso di specializzazione su sostegno IV ciclo a.a.18/19, con precedenza sui docenti GAE e in ruolo in Assegnazione Provvisoria in possesso dell’anno di servizio sul sostegno.

Il testo riporta alcune incongruenze: molte Università hanno appena iniziato le lezioni e alcune non ancora. Aver superato le prove selettive non crea precedenze per l’insegnamento. Gli aspiranti, che secondo l’interpellanza parlamentare potrebbero garantire la continuità, andrebbero a ricoprire un posto che di fatto è già stato ricoperto da un altro docente (seppur col titolo), al quale non è stata data la possibilità di continuare il percorso lavorativo.

Per la copertura dei posti di sostegno in deroga, per mancanza di coperture economiche (così riporta il MIUR),  non si è mai provveduto alla loro  trasformazione da Organico di Fatto ad Organico di Diritto, negando la possibilità ai docenti in possesso del titolo di specializzazione e con anni di esperienza di poterne usufruire in mobilità o alle GAE di essere assunte. Per ovviare a quanto afferma l’ onorevole, ovvero a garantire i diritti ai nostri ragazzi speciali, si dovrebbe, quindi, prioritariamente dare la possibilità ai docenti di ruolo e con titolo di occuparli in mobilità. I numeri riportati dal suddetto onorevole e che continuamente sono ricordati agli addetti ai lavori e non, testimoniano un fabbisogno reale anche al Sud.

Da qui, la scelta del Ministro di mettere a disposizione dell’Istituto delle Assegnazioni Provvisorie tali posti ai docenti in possesso di un anno di servizio sul sostegno (180 giorni e sempre in subordine a chi già in possesso del titolo), per garantire all’alunno diversamente abile le cure e l’assistenza adeguata, maturata in campo e non appresa sulla carta, dopo pochissime lezioni teoriche. I primi a richiedere competenza, esperienza  e specializzazione sono  i genitori, che riconoscono  fondamentali e favorevoli gli interventi dei suddetti insegnanti con cui  hanno condiviso  l’esperienza familiare e scolastica del proprio figlio, trovando punti d’incontro, collaborando a  riformulare più volte il percorso didattico e instaurando (anche nel trascorso anno scolastico) un rapporto di fiducia, in relazione ai bisogni speciali dell’allievo.

Altra richiesta presente nell’interpellanza è quella di voler far passare il servizio come momento di tirocinio ( non è  possibile far valere ore di insegnamento come tirocinio diretto!) lasciando questi docenti, molti  alle primissime armi, in completo libero arbitrio accanto ad alunni e studenti che rappresentano la fascia più debole e delicata della Scuola, i quali  hanno diritto allo studio e alla tutela personale e non possono essere trattati come merce di scambio tra sindacati ed istituzioni. Il suddetto corso, inoltre, è frequentato da docenti di ruolo in assegnazione provvisoria, che non hanno avuto la possibilità di dichiarare la frequentazione (secondo il CCNI 19/20, è stato possibile dichiarare solo il  TFA III Ciclo, già concluso o Anno si servizio su sostegno) e docenti in GAE. Questi insegnanti  vantano anni di docenza sul sostegno didattico,  così come previsto dalla L.104/92.

Quindi, perché sulla base di prove selettive e non di un titolo già acquisito, gli ultimi arrivati di seconda e terza fascia d’istituto dovrebbero chiedere l’esonero dal tirocinio diretto? Una collega scrive: “Al di là del corso appena iniziato, si perde di vista l’aiuto che un insegnante di sostegno deve saper dare al bambino. Conoscono (gli idonei al TFA) la teoria, ma la pratica è più importante! I bambini diversamente abili sarebbero delle cavie per la formazione di questi futuri docenti, perché imparerebbero sul campo a discapito di questi bambini. E’ come se uno studente in medicina, che si esercitasse  operando sugli ammalati.”

Da parte degli insegnanti di ruolo e in GAE frequentanti l’attuale ciclo di specializzazione , invece, non è mai stata avanzata alcuna richiesta, poiché è loro costume  comprendere ed osservare la norma: frequentare il corso, sottoporsi al tirocinio, acquisire il titolo.  Essi, infatti,  oltre all’esperienza hanno deciso di unire il percorso parauniversitario del TFA sostegno, sottoponendosi a codesto corso di formazione. A tal proposito,  questo Comitato chiede da tempo a gran voce al MIUR di far partire corsi di riconversione sul sostegno didattico, senza test preselettivo, a vantaggio di quei docenti che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio, che corrispondono a tre anni di pieno titolo di servizio, spendibile ai fini del conseguimento di un percorso professionale e personale.

Nella fattispecie, invece, si inventano diritti per gli ultimi arrivati, quelli che prima della 107 di Renzi facevano altri mestieri e che l’attuale Scuola – Postificio ad oggi gli assegna cattedre e trova misure per assicurargli il posto di lavoro.

L’assegnazione provvisoria non è una gentile concessione dello Stato: è un diritto del lavoratore di ruolo, in cui il MIUR prevede il trasferimento temporaneo da una scuola a un’altra, per motivi di famiglia; rientrano, infatti, categorie di lavoratori con patologie personali riconosciute dalla L.104/92 o altri che intendano ricongiungersi al coniuge o debbano assistere i figli minori. Pertanto, quando il Ministro decise estendere l’assegnazione provvisoria dei posti sul sostegno in deroga, lo fece per due motivi: tutelare l’alunno diversamente abile, attraverso un insegnante  qualificato che aveva certificato le competenze col superamento dell’anno di prova e possedeva l’esperienza sul sostegno didattico, da un lato e permettere al lavoratore in possesso dei requisiti sopra citati, dall’altro.

Al MIUR si chiese di poter far accedere anche gli insegnanti senza percorso lavorativo su sostegno, in possesso dei requisiti personali e familiari, e con esperienza, in coda a coloro che possedevano il titolo di servizio (perché, si sa, in classe gli alunni diversamente abili non hanno la totale copertura delle ore e l’insegnante curricolare lo ha in carico, seguendo gli obiettivi del PEI), ma tale diritto venne negato.

Gli insegnanti curricolari sono insegnanti di tutti gli alunni e hanno gli stessi doveri di un insegnante di sostegno. Non vi è differenza in questo!

Oggi, invece, agli ultimi arrivati gli si spalancano le porte, si inventano interpellanze e si avanzano diritti aleatori (Il DM 30 settembre 2011 prevede tre prove che danno accesso al corso, ma il corso si considera superato non dopo il completamento della parte teorica, ma con il conseguimento di 60 cfu in seguito all’esito positivo di un esame finale con voto non inferiore a 18/30 e dopo il completamento di laboratori e tirocini. Il CNI 2019/22 art. 7, comma 14, prevede che i posti su sostegno possono essere ricoperti da docenti che stanno per concludere il corso di specializzazione bandito ai sensi del DM 141/17, come modificato dal DM 226/17 e da coloro che hanno svolto almeno un anno di servizio su sostegno, senza titolo. Non si fa menzione agli specializzandi del IV ciclo, bandito con DM n. 92/2019).

Agli aspiranti docenti all’insegnamento del sostegno didattico, neo immatricolati del IV ciclo, gli si vuole riconoscere un premio anticipatamente, attribuendogli passione e vocazione sicura.

Ai  sindacati si chiede un’assunzione di responsabilità nei riguardi di questa assurda richiesta, nella speranza che volgano la loro attenzione verso gli alunni diversamente abili bocciandola e non scordando, inoltre,  quali sono le vere priorità  della Scuola Pubblica Italiana, ostaggio della richiesta di regionalizzazione e i docenti,  esiliati 107, Ante Legem 2014  e GAE che aspettano le assunzioni, evitando di  dedicarsi ad attività che non si prestino a far ricevere consensi popolari.

Infine, un quesito per l’onorevole Pentangelo, firmatario della proposta: e se questi docenti decidessero di non portare a termine il percorso? Chi ridarebbe l’insegnante dell’anno precedente agli alunni e  alle famiglie, che fino a settembre hanno sperato?

Ai giudici (nuovi ricorsi, quindi) l’ardua sentenza, se solo una parola di quelle pronunciate e scritte dovesse passare!

 

Comitato Non Si Svuota Il Sud

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