A Lampedusa ad ogni nuovo sbarco si contano sempre più minori stranieri non accompagnati: tra i 7mila arrivi delle ultime ore, ci sarebbero un migliaio di minori stranieri non accompagnati, pari cioè al 10%.
“Al momento il dato certo è di almeno 300 minori, ma la quantità reale è molto più alta. Non ci sono numeri sui bambini e i ragazzi, tutto è abbastanza fluido perché per fortuna ora ci sono tanti trasferimenti.
“C’è però una tendenza che abbiamo notato in questi mesi: l’arrivo di minori stranieri non accompagnati sempre più piccoli, anche di tre, cinque o sette anni”, dice la responsabile di Save the Children.
“Perché vengono separati dalle famiglie nelle fasi concitate dello sbarco o perché vengono affidati a un conoscente per fare la traversata, magari per ricongiungersi a un genitore che è già in Italia”.
“Noi collaboriamo con le istituzioni, perché ovviamente sono sempre le autorità a prendere in carico questi bambini. Nell’immediato il piccolo viene collocato nella struttura più sicura possibile; quando poi ci sono le condizioni viene dato in affido o portato in una comunità per bimbi senza genitori, quindi non in generale per minori stranieri non accompagnati. Se in Italia c’è la madre o il padre, si cerca di far avvenire il ricongiungimento il più presto possibile”.
La Legge Zampa sui minori stranieri non accompagnati è una delle più avanzate a livello europeo, ma non ha mai trovato piena attuazione. Per esempio, i posti nella prima accoglienza sono pochissimi in ogni Regione e questo crea spesso dei cortocircuiti, per cui i ragazzi non vengono trasferiti rapidamente come dovrebbero dopo lo sbarco. In generale, un elemento cruciale è potenziare e ampliare la prima accoglienza.
“Come Save the children operiamo qua in partership con Unicef stiamo cercando di seguire tutti i casi vulnerabili, di trovare soluzioni in collaborazione con le autorità per i nuclei di mamme e bambini e per i minori soli, anche per i più piccoli. Stiamo distribuendo kit e pannolini. Cerchiamo di dare supporto là dove è possibile, perché operare in queste situazioni di sovraffollamento è veramente difficile. Le persone in questi giorni hanno dormito in strada, proprio fuori dall’hotspot.
La Croce rossa ha distribuito delle brandine, ma hanno dormito all’aperto anche donne e bambini. È capitato però qualcosa di molto bello: i lampedusani, nella maggior parte dei casi, hanno avuto una risposta generale di grande solidarietà, hanno aperto le loro porte, hanno organizzato spaghettate, hanno dato cibo, da bere. Alla chiesa si stanno organizzando dei pasti, con il coinvolgimento di tutta la comunità”.
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