Lo scandalo relativo ai test per l’ammissione alla facoltà di Medicina non accenna a placarsi. Anzi, stanno emergendo nuovi dettagli che incriminano addirittura le scuole di preparazione a questi quiz. Lo riporta Fanpage.it, che ha intervistato l’avvocato Francesco Leone, dello studio Leone-Fell e CO., che da anni si occupa di monitorare la situazione nei concorsi pubblici.
Ovviamente alcuni partecipanti al test, una volta che si sono accorti che le domande erano le stesse sia nella sessione di aprile che in quella di luglio, hanno cercato di trarre vantaggio dalla situazione: “Abbiamo iniziato i nostri accertamenti già dalla primavera. Con noi, sono in molti ad aver colto questa occasione: dopo i primi test di aprile, i ragazzi hanno iniziato a condividere le domande nei gruppi Telegram o, addirittura, ad organizzare dei veri e propri data base su Google Drive. Documenti anche stampabili, per avere i quali ragazze e ragazzi più volenterosi si sono fatti pagare anche 20 euro”.
Una scuola di preparazione avrebbe posto il proprio logo nel file
“E non mancano le scuole: ne esistono alcune che si sono vantate di aver mandato i propri tutor a svolgere il test per raccogliere le domande. Una, in particolare, ha raccolto le domande e ha messo il proprio logo nel file che ha messo a disposizione dei propri studenti”, ha aggiunto, raccontando qual è il fatto più grave.
Non è la prima volta che si verificano irregolarità in test di questo genere: “Quasi ogni anno ci sono delle illegittimità. Ma mai come quest’anno la procedura è stata irregolare. Lo spazio per le irregolarità è stato disposto proprio dal ministero e dal bando stessi. Entrambe le sessioni potevano essere sostenuti dalle stesse persone e fin dal bando era lampante che la banca dati di domande in entrambe le prove sarebbe stata la stessa. Molti studenti si erano già riuniti intorno a gruppi Telegram o scuole di preparazione”, ha concluso il legale.
Interrogazione alla ministra dell’Università Bernini
“Questa mattina in un approfondimento del giornalista Andrea Ossino pubblicato su Repubblica, viene descritto quello che viene definito ‘lo scandalo più grande che abbia mai colpito il sistema del numero chiuso’. Nel pezzo si parla del ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio per presunte violazioni del bando e dei quiz della prima edizione dei TOLC-MED e TOLC-VET. Secondo la ricostruzione ‘qualcuno ha pagato migliaia di euro per iscriversi a un corso di preparazione che permetteva di conoscere in anticipo le domande del test. Ad altri è invece bastato trovare il gruppo giusto su Telegram e versare appena 20 euro per superare l’esame di ammissione alle facoltà di Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria’. Sono inoltre citate alcune affermazioni degli avvocati Francesco Leone e Simona Fell, dello studio Leone-Fell & C. di Palermo, che ha presentato il ricorso. In particolare gli avvocati parlano di ‘inadeguatezza dei controlli da parte del Cisia’. È urgente una risposta celere e approfondita da parte del ministero dell’università. Per questo motivo oggi ho depositato una interrogazione rivolta alla ministra Bernini, mi aspetto una risposta approfondita per comprendere quali misure abbia intrapreso al fine di garantire la correttezza delle prove, sia per quanto concerne quelle già sostenute, sia per quelle da sostenersi in futuro”, queste le parole di ieri della senatrice M5S Dolores Bevilacqua.