“Invitiamo gli onorevoli dell’IdV Anita di Giuseppe e Pierfelice Zazzera, perlomeno a leggere il testo de “L’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali” uscito dalla VII commissione Istruzione e Cultura della Camera dei Deputati.”
Così Puglisi che aggiunge: “Non c’e più traccia nel testo della possibilità di trasformare le scuole in Fondazioni, non c’è traccia di norme sul reclutamento degli insegnanti; la funzione centrale della scuola continua ad essere svolta dal Consiglio dei docenti (assente nel testo originario) e dalla partecipazione di genitori e studenti nel consiglio d’istituto (presieduto da un genitore) e nei consigli di classe e di interclasse.
Viene disegnato un modello di governo e dialogo tra autonomie locali e autonomie scolastiche, per evitare d’ora in poi alle scuole di dover “subire” il dimensionamento e di partecipare davvero alle scelte.”
A rincarare la dose anche l’on. Ghizzoni: “Se l’Idv si è chiusa in una riserva non è responsabilità del Pd che consegna alla valutazione della comunità scolastica una proposta di legge necessaria, a 35 anni dai decreti delegati, per aggiornare il sistema di governo delle scuole alla riforma dell’autonomia scolastica e del titolo V della Costituzione.
Proprio grazie alla nostra azione parlamentare non ci saranno le fondazioni, i privati non entreranno a manomettere il sistema scolastico, la libertà d’insegnamento è rafforzata, il principio di collegialità e la presenza delle famiglie viene garantito, così come non ci sarà la paventata regionalizzazione ma solo l’applicazione della Costituzione.”
Di diverso parere i due deputati dell’Idv, Zazera e Di Giuseppe: “Nella proposta di legge Aprea sulla riforma della Scuola sono state effettuate delle forzature oltre ogni limite. Nonostante il testo sia stato notevolmente ridimensionato rispetto al progetto iniziale, gli obiettivi che si propone di raggiungere restano gli stessi: apertura delle scuole pubbliche a finanziamenti privati con inevitabili conseguenze di ingerenze indebite nelle attività scolastiche; modifica degli organi collegiali strutturata con la creazione di organi che prevedono la presenza di spesso non ben definiti soggetti, privi di competenze certificate per deliberare in materia di istruzione. La più pericolosa e inevitabile conseguenza di tali provvedimenti sarà quella di limitare la libertà di insegnamento riconosciuta ai docenti dalla Costituzione e dunque il progressivo snaturamento dell’istituzione scolastica in una prospettiva di dequalificazione dell’intero sistema di istruzione italiano. Inoltre, all’articolo 11, si pretende di affidare alle regioni la competenza sui criteri di determinazione degli organici, di fatto aprendo la strada alla cosiddetta “chiamata diretta” dei presidi. L’Aprea, in tal modo, intende legittimare le iniziative in materia di reclutamento che ha intenzione di intraprendere nella regione Lombardia, dove ha recentemente accettato l’incarico di assessore alla cultura.”
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