Ancora una volta lo psichiatra Paolo Crepet, in un’intervista pone l’accento sul riconoscimento del ruolo dei docenti, sull’importanza della didattica in presenza e sull’ingerenza dei genitori sulle valutazioni degli insegnanti. E ancora una volta il noto psichiatra, autore di best seller di successo, va al nodo del problema della scarsa considerazione sociale dei docenti e della massiccia difesa dei genitori a favore dei figli e contro gli insegnanti.
A ciò contribuiscono anche i social network che vengono utilizzati dai genitori per denigrare l’operato dei docenti. I social danneggiano, spesso l’immagine e il decoro della scuola Infatti si è ormai diffuso il malvezzo da parte dei genitori “tecnologici” di creare gruppi su whatsApp per scambiarsi le informazioni e sapere ogni cosa che accade tra le mura scolastiche.
Spesso i messaggi che veicolano sono a volte offensivi verso la classe docente e tendenti a screditare, calunniare, sminuire i docenti, creando antagonismi e dissapori. È costume dei genitori ritrovarsi, dopo aver accompagnato i propri figli intrattenersi nelle adiacenze della scuola per £distruggere”, o meglio annientare le strategie didattico-educative degli insegnanti mettendole continuamente in discussione, invece, di dimostrarsi collaborativi e proficui circa il rapporto scuola-famiglia.
Utilizzare gli strumenti multimediali per calunniare e mettere in dubbio il lavoro e l’operato dei docenti è veramente una cosa vergognosa, perché si finisce in siffatto modo di deprimere il ruolo sociale dei docenti facendo perdere di prestigio all’istituzione scuola. Gli insegnanti hanno bisogno di riconquistarsi la scala sociale e per permettere che ciò avvenga ha bisogno del supporto della famiglia e non di genitori che, davanti ai cancelli della scuola, vanno quotidianamente spettegolando sulle scelte e iniziative didattiche messe a punto dai docenti per poi andare a giudicare positivamente oppure negativamente.
Le strategie didattiche e la valutazione degli apprendimenti degli alunni non sono prerogativa dei genitori ma dei docenti che svolgono anche il ruolo di educatori, ma attenzione, educatori in quanto chiamati a collaborare con la famiglia e non surrogati dei genitori. Questo sia sempre chiaro perché ci sta sfuggendo di mano questo importante aspetto della vita della scuola.
La vigilanza sugli alunni a scuola deve essere ossessivamente serrata da parte dei docenti e se qualche alunno si fa male apriti cielo con la culpa in vigilando et similia. Invece perché i genitori mandano pilatescamente i propri figli a sfrecciare per le strade sui monopattini incuranti dei pericoli di incolumità pubblica. C’è un paradosso: da una parte l’eccessiva vigilanza degli insegnanti sugli alunni in classe, dall’altra, invece, troppa leggerezza dei genitori sui comportamenti dei figli.
Chi sbaglia: la scuola o la famiglia? A rigor di logica sbaglia la famiglia, ma c’è ormai una diffusa tendenza a colpevolizzare i docenti, sia se hanno torto o se hanno ragione. L’alleanza scuola-famiglia dov’è finita? Non esiste più perché la scuola marcia in una direzione, la famiglia in quella opposta, senza trovare un punto d’incontro. Sulla scarsa considerazione sociale della scuola si sono scritti fiumi di parole e si continua a farlo senza trovare una soluzione.
Sic stantibus rebus perdente è sempre la scuola.
Mario Bocola
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