Una delle sfide più importanti per il nostro sistema educativo è migliorare i rendimenti scolastici degli studenti, azzerando le differenze coi bambini e i ragazzi che nascono nelle famiglie più svantaggiate.
Una distorsione che fa ristagnare la mobilità sociale ma che può essere ridotta e superata solo da un sistema educativo equo e di qualità per tutti, a prescindere dal contesto sociale di provenienza.
A certificare un sensibile peggioramento dei rendimenti scolastici degli studenti a livello europeo sono i rilevamenti Ocse-Pisa, secondo cui in media un quindicenne su 5 non raggiunge competenze sufficienti in lettura, matematica e scienze.
Rispetto al 2012, aumentano di 1,9 punti gli studenti con bassi rendimenti in lettura e di 4 punti nelle scienze. Mentre la quota di alunni con scarse competenze matematiche resta stabilmente la più alta (22,2%).
Un obiettivo che è pienamente raggiunto da 4 stati su 28 in lettura, da solo 3 in matematica e appena 2 in scienze. Anche aggiungendo i paesi che si trovano sulla soglia del 15% o poco sopra, il conto sale a 6 stati per la lettura e a 4 in matematica e scienze.
L’Italia, rispetto all’obiettivo europeo di ridurre al di sotto del 15% il numero di ragazzi con dati insufficienti, si colloca a metà classifica in tutte e tre le materie, con una quota di ragazzi con apprendimenti insufficienti sempre superiore alla media europea e al 20%.
L’aumento dei giovani con rendimenti scolastici insufficienti, osservabile tra 2012 e 2015, non è stato uniforme sul territorio nazionale. Alcune aree del paese, e in particolare il mezzogiorno, mostrano un peggioramento preoccupante.
Nella parte settentrionale del paese la quota di studenti con rendimenti scolastici insufficienti appare molto più contenuta. In particolare nelle regioni del nord-est: in queste la percentuale è ampiamente al di sotto della soglia europea del 15%. Quest’area presenta dati in linea (o inferiori) a quelli dei migliori benchmark europei in tutte le materie.
11% gli studenti con competenze insufficienti in lettura nel nord-est. Nelle isole sono il 32,8%: tre volte tanto.
È il mezzogiorno a distanziarsi di più sia dalla media italiana, sia dall’obiettivo del 15%. Nelle regioni del sud i giovani con apprendimenti scarsi sono poco meno del 30%; nelle isole raggiungono o superano 1/3 del totale.
Per capire meglio il livello degli apprendimenti possiamo comunque ricorrere ai dati Invalsi, che in modo simile stimano la percentuale di ragazzi della seconda superiore con competenze alfabetiche e numeriche insufficienti.
54,1% degli studenti calabresi di seconda superiore ha competenze insufficienti in lettura. Una quota 3 volte superiore a quella di Trento.
In 5 regioni, tutte del mezzogiorno, i rendimenti in lettura sono insufficienti per oltre il 40% dei ragazzi: Calabria, Sardegna, Sicilia, Campania e Puglia. E sugli apprendimenti in matematica il dato è ancora peggiore: 2 terzi dei ragazzi calabresi e sardi, e quasi il 60% di quelli campani e siciliani non ha competenze sufficienti.
Questi dati rischiano di avere gravi conseguenze in futuro, e di allargare le distanze che già esistono nei territori.
Escludendo le province di Abruzzo e Molise, i migliori rendimenti nel mezzogiorno sono concentrati in 3 territori: Lecce, Bari e Matera.
Seppur di poco, si trovano comunque al di sotto punteggio medio nazionale pari a 198,5 punti. Sono molto lontane dalla media realtà calabresi come Crotone e Vibo Valentia, la siciliana Enna, e la provincia del Sud Sardegna. Per queste aree la distanza è ampia non solo dalla media nazionale, ma soprattutto dalle province con i migliori rendimenti, tutte concentrate tra Lombardia, Veneto e Trentino, tra queste Lecco, Trento, Como, Belluno, Monza.
Dei primi 10 capoluoghi per competenza alfabetica, 9 sono del nord. Ma è interessante osservare il terzo posto di Lanusei (capoluogo della ex provincia sarda dell’Ogliastra), in controtendenza rispetto a quanto visto per il mezzogiorno e per la Sardegna.
Sempre controtendenza con le maggiori difficoltà registrate nel mezzogiorno, si segnalano anche altri capoluoghi meridionali al di sopra della media nazionale (pari a 200 punti). Nell’ordine Campobasso (209, 54 punti), Benevento (208,11), Trani (204,53), L’Aquila (203,52), Agrigento (203,09), Salerno (202,08, Chieti (201,65), Taranto (201,64), Lecce (201,53) e Villacidro (200,93).
Segno che nel sud la situazione dei capoluoghi è in alcuni casi meno drammatica di quella delle rispettive province, dal momento che anche le migliori del sud si avvicinavano, senza raggiungerla, alla media nazionale.
Ma sembra trattarsi più che altro di eccezioni rispetto al trend complessivo. Se prendiamo i 10 capoluoghi con i rendimenti più bassi sono tutti del mezzogiorno.
Messi in fila, questi dati raccontano di un ritardo preoccupante delle regioni meridionali, con poche eccezioni, e risultati ancora peggiori in alcune realtà locali.
Un problema non solo educativo e giustizia sociale, ma anche economico: lasciare indietro negli apprendimenti gli studenti delle zone più deprivate del paese, è di fatto un disinvestimento sul capitale umano di questi territori. In definitiva, una tara sulle possibilità di sviluppo nel futuro.
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