Gli scatti di anzianità del personale scolastico non si toccano: sono così preziosi che in questi anni di blocco stipendiale hanno rappresentato l’unica forma di aumento degli stipendi degli insegnanti più bassi d’Europa, dopo Grecia e i Paesi dell’Est.
Nel corso della carriera, gli scatti d’anzianità portano un aumento che oscilla dai 142 euro al mese fino ai 577 euro (dal 35esimo anno in poi).
Lo sanno bene i sindacati, che durante la conferenza stampa tenuta, giovedì 9 novembre all’Hotel Nazionale a piazza Montecitorio, hanno fatto il punto sul rinnovo del contratto legato alla Legge di Bilancio in fase di approvazione al Senato.
I sindacalisti presenti hanno fatto riferimento anche agli scatti automatici congelati nel periodo 2011-2013: quelli che fecero risparmiare al Governo Letta, solo sull’immediato, oltre 100 milioni (più del triplo, se si calcolano i vantaggi nel tempo). Un sacrificio che, a carissimo prezzo, permise all’Esecutivo di far quadrare i conti.
A dire il vero, in origine, nelle intenzioni del Governo i risparmi sarebbero dovuti essere molti di più: almeno mezzo miliardo di euro. Poi, però, la cancellazione degli incrementi periodici delle busta paga si limitò a quel solo anno.
Ora, su spinta dei lavoratori della scuola, che non hanno mai digerito il provvedimento, le organizzazioni sindacali sono tornate sull’argomento. Promettendo di parlarne in sede di confronto per il rinnovo di contratto.
“Si cercherà di far recuperare gli scatti perduti anche a chi è già in pensione”, hanno detto i rappresentanti dei lavoratori ai giornalisti.
L’impegno non è da poco. Perché, in un modo o nell’altro, ad essere interessati al congelamento di un anno degli scatti automatici sono tutti i docenti di ruolo in servizio nel 2013. Quindi, almeno 650mila docenti. Una parte dei quali, come hanno ricordato i sindacati, sono anche andati in pensione.
Ma quanti soldi dovrebbe stanziare lo Stato per restituire l’annualità cancellata? Tanti, tanti soldi.
La Gilda ha calcolato, nel tempo, migliaia di euro persi a dipendente per “la sola voce stipendiale a cui dovrà aggiungersi il danno derivante agli incrementi che avrebbero riguardato l’indennità integrativa speciale e il trattamento di fine servizio/rapporto nonché il proporzionale minore versamento di contributi previdenziali dovuti che inciderà negativamente sul trattamento di quiescenza”.
La domanda, quindi, è d’obbligo: se i soldi per il rinnovo contrattuale sono ridotti ai minimi termini, visto che gli arretrati del biennio 2016/17 sembra che non superino i 400-500 euro di media e l’incremento dal prossimo 1° gennaio si attesti su 85 euro lordi, dove troverà il Governo quelli per rimettere in vita lo scatto automatico andato perduto del 2013? Servono subito 380 milioni di euro. E anche altri per coprire Tfs e pensioni da maggiorare. Insomma, non proprio un’inezia.
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