Prima i sindacati dei poliziotti, ora quelli dellla Guardia di Finanza. L’epilogo sostanzialmente positivo della vicenda degli scatti automatici dei dipendenti della scuola, culminato nel decreto aprovato dal CdM il 17 gennaio, non è passato inosservato ai rappresentanti del lavoratori degli altri dipendenti pubblici. In particolare a quelli in divisa, che non si riconducono però alle forze armate. Che non hanno una vera e propria rappresentaza sindacale. A frasi sentitre, chiedendo un trattamento analogo, che superi il blocco quadriennale del contratto sino a tutto il 2014, è stato prima Il sindacato di polizia Silp-Cgil. Che si è rivolto direttamente ai ministri D’Alia e Alfano, cui ha chiesto “un impegno reale su questo delicato versante al fine di non mortificare operatori che contribuiscono, ogni giorno, alla tenuta democratica del nostro Paese”.
Nelle ultime ore è stata la volta del Cocer della Guardia di Finanza, il quale con una certa asprezza, ha detto che “chi lavora in silenzio e con responsabilità, rispettandoe regole, è sempre sistematicamente fregato”.
Per poi aggiungere: “se qualcuno pensa che specifico è sinonimo di fesso, si sbaglia di grosso. Più che proporci favole ed illusioni a costo zero, ci aspettiamo proposte concrete per reintegrare completamente le retribuzioni 2013 e cancellare il taglio per il 2014. Tutti gli altri dipendenti pubblici (quelli privatizzati) hanno potuto utilizzare la contrattazione integrativa, prima, per ottenere, sotto forma di premi, incrementi stipendiali molto superiori ai nostri e, poi, per attenuare gli effetti dei tagli stipendiali, girando gli oneri sul turn-over e sulla funzionalità delle proprie amministrazioni – continua il Cocer – Anche il personale della scuola ha recuperato interamente i propri scatti di anzianità 2012 e 2013, attraverso la contrattazione integrativa, mentre noi abbiamo dovuto sopportare un taglio stipendiale più pesante rispetto agli altri pubblici dipendenti, subire il taglio delle spese per missioni, per il vitto e per la sicurezza sul lavoro”.
Secondo il Cocer i provvedimenti legislativi che si stanno studiano sono un’operazione di “mero marketing politico sindacale, superficiali, disorganici ed assolutamente inidonei a risolvere i cronici problemi del comparto”. Dunque “se qualcuno pensa di comprare il nostro silenzio con un’altra scatola vuota, stavolta si sbaglia di grosso”.
Nelle conclusioni del proprio intervento il Cocer sembra prendersela addirittura con chi è riuscito a portare a case dei risultati: “Siamo pronti a discutere, ma prima di pensare al futuro si deve necessariamente sanare il passato: non si può più continuare a garantire gli stessi servizi con risorse minori, non si può più continuare a fare i responsabili in un paese che continua premiare solo i furbi”.
Ora, considerando che i comparti pubblici sono decine, con professionalità diverse, è probabile che nei prossimi giorni ad alzare la voce tocchi anche ad altri. Uno scenario che non farebbe altro che determinare ulteriori polemiche per la concessione al personale della scuola di aumenti tutto sommato pagati con risorse interne.