Gli scatti stipendiali devono essere applicati al personale di ruolo, ma anche a quello precario. Perché i diritti dei supplenti non sono da meno. È il senso della sentenza del tribunale di Aosta, che l’8 marzo ha accolto il ricorso di alcuni iscritti al sindacato Savt-Ecole che rivendicavano il riconoscimento delle differenze retributive derivanti dall’applicazione degli scatti stipendiali anche al personale assunto con contratto a tempo determinato: ad adeguarsi dovrà essere la Regione autonoma Valle d’Aosta, da cui dipendendo i docenti non di ruolo.
“Applicando un orientamento della giurisprudenza ormai consolidato – ha commentato Savt-Ecole -, il giudice ha condannato la Regione autonoma Valle d’Aosta a risarcire gli insegnanti precari con oltre 40.000 euro, riconoscendo ancora una volta la giustezza delle rivendicazioni che il Savt-ecole, sulla materia, porta avanti da tempo”, sottolinea il sindacato.
Il segretario del sindacato Savt-Ecole, Luigi Bolici, ha detto che quello raggiunto nel Tribunale di Aosta è “un importante risultato che va nella direzione, da noi sempre auspicata, di equiparare i diritti degli insegnanti precari a quelli degli insegnanti di ruolo, tenuto conto che ogni giorno la scuola funziona anche grazie all’apporto di un grande numero di supplenti”.
In base alle norme vigenti, ricordiamo che tra i docenti della scuola pubblica, dipendenti dal ministero dell’Istruzione, gli unici supplenti che hanno diritto ad avere in modo automatico nella busta paga gli scatti di anzianità sono i docenti di religione cattolica, anche qualora gli venga affidata una cattedra per un numero di ore non completo.
Per tutti gli altri insegnanti, invece, l’aumento stipendiale legato agli “scatti” è previsto solo dopo l’immissione in ruolo e il riconoscimento dei primi otto anni di servizio: periodicamente, circa ogni cinque anni, vengono assegnati altri passaggi stipendiali.
L’ultimo scatto stipendiale automatico del personale di ruolo della scuola pubblica è fissato al 35esimo anno di anzianità professionale.
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