Sta suscitando vaste polemiche e decise prese di posizione da parte del sindacato e delle associazioni professionali, l’idea del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di legare gli incentivi stipendiali alla formazione dei docenti.
Secondo quanto è dato sapere infatti il percorso per ottenere gli incentivi stipendiali dovrebbe essere organizzato in 5 gradi, ognuno di ben 5 anni alla fine di ogni grado ci sarà una “verifica finale”.
Sembra pure che a questa valutazione finale, non si capisce ancora da parte di chi, si aggiunga una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono al percorso di formazione e aggiornamento”.
Si smantellerebbe dunque l’aumento stipendiale legato al gradone di anzianità per un altro legato ai corsi di aggiornamento, senza i quali si rimane bloccati.
Non commentiamo, fino a quando non avremo dati più precisi, questa scelta del ministero, ci limitiamo semplicemente a ricordare che già nell’anno 1996 il ministro dell’epoca, Giancarlo Lombardi, nel Governo Dini, stabilì che se non si fossero svolti almeno 30 ore di corso di aggiornamento nell’anno scolastico, non si sarebbe passato di gradone stipendiale.
Il sindacato all’epoca tacque, accettando di buon grado quanto veniva stabilito, fermo restando, sempre all’epoca, l’obbligo di seguire corsi di aggiornamento che negli anni successivi si potevano pure organizzare nella stessa scuola da parte di gruppi di docenti o di associazioni professionali.
Tutto questo fino a quando, ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, non fu decretato il famigerato “Concorsone” in pieno accordo e su suggerimento dei sindacati della scuola.
Si trattava di una sorta di screening di massa dei docenti, in cambio di un aumento di stipendio. Il senso era chiaro secondo l’art. 29 del contratto collettivo nazionale di quell’anno: “l’opportunità del riconoscimento della crescita professionale nell’esercizio della funzione docente per favorire una dinamica retributiva e professionale in grado di valorizzare le professionalità”.
In altre parole, dopo almeno 10 anni di servizio si poteva aspirare ad un trattamento economico accessorio, consistente in una maggiorazione pari a sei milioni di lire annue. A tale maggiorazione poteva accedere almeno il 20% del personale di ruolo al 31 dicembre 1999, ma in seguito anche il 30%. A condizione di superare una procedura concorsuale selettiva per prove e titoli.
Sul “Concorsone” cadde però il ministro Berlinguer che si dovette dimettere dopo le proteste massicce dei prof, mentre i sindacati facevano mea culpa.
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