Il rischio che i 120milioni di euro stanziati dal DL n. 3/2014 per pagare una parte degli scatti di anzianità finiscano nelle calderone indifferenziato dell’erario è sempre maggiore.
La notizia che avevamo dato qualche giorno fa è indirettamnte confermata da un comunicato stampa della FGU-Gilda che scrive: “E’ scandaloso che, dopo mesi di attesa, l’atto di indirizzo per gli scatti di anzianità sia ancora fermo al gabinetto del ministero dell’Economia”.
“L’atto di indirizzo – spiega il coordinatore nazione Rino Di Meglio – ha ricevuto l’ok da tutti i settori del Mef ma la contrattazione all’Aran non può partire se il dicastero di via XX Settembre non invia la documentazione alla Funzione Pubblica”.
La situazione è a dir poco paradossale: sembra infatti che il problema consista proprio nel fatto che all’Aran non sia ancora arrivato il “pezzo di carta” necessario per l’avvio della contrattazione.
A quanto pare, pur nell’era della digitalizzazione e della semplificazione, alcuni atti devono essere ancora prodotti su supporto cartaceo. Il fatto curioso è che questo accade quasi sempre quando a beneficiare della dematerializzazione sono i dipendenti; al contrario, se lo Stato deve “recuperare” crediti o altre somme, basta anche solo una mail (magari neppure certificata).
Dopo la denuncia della FGU-Gilda si attendono le proteste degli altri sindacati che negli ultimi due giorni sono stati molto impegnati ad intervenire sulla questione dei menù differenziati di Pomezia e sull’improbabile abbassamento dell’obbligo scolastico a 5 anni di età.
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