Scenari post-Carrozza

“E lo ripeto: io penserò soprattutto a loro. Prima i bambini e le bambine, gli studenti e le studentesse, poi tutto il resto. Per far questo dobbiamo ritrovare nei i docenti e nei maestri e nelle maestre i nostri migliori alleati nel cammino del cambiamento non nel guardare indietro” Questo ha scritto D. Faraoni, nuovo responsabile scuola e del Welfare del Partito democratico su un sito. Dichiarazione che rimette al centro del dibattitto sulla scuola, l’aula con i suoi protagonisti: gli studenti e i docenti. Questo pensiero è lontano anni-luce dalla posizione di Maria Chiara Carrozza. Il Ministro, infatti, nell’annunciare la Costituente della scuola ha dichiarato che intende coinvolgere una serie di soggetti “incompetenti d’aula” come gli intellettuali.

Ora se queste sono le posizioni, a Renzi non resta che ripetere la doppia domanda che ha costretto il “bersaniano” Fassina a dimettersi: “Carrozza? Carrozza chi?” e attendere le dimissioni del Ministro. Subito dopo a Renzi per completare l’opera toccherà una missione quasi impossibile: “riprendersi la fiducia dei docenti”, attualmente molto disillusi e arrabbiati – uso un termine molto educato, ma che non “fotografa” lo stato d’animo degli insegnanti. Come? Costringendo il governo a rimediare all’ingiustizia della restituzione dei compensi legati allo scatto d’anzianità (2013), ad aprire la trattativa per un contratto economico europeo – occorre però un nuovo provvedimento che superi il “Decreto-scuola” – e a ripristinare la norma contrattuale degli scatti d’anzianità per tutti… La vedo dura!!! I motivi, fanno riferimento a contesti macroecomici, che permetteranno a Renzi, nella migliore delle ipotesi a individuare risparmi – Direttiva Saccomanni – a danno degli investimenti. Brevemente: 

1) ogni anno dobbiamo pagare 80-90 miliardi di interessi sul debito pubblico;

2) il debito pubblico continua ad aumentare e quindi anche i suoi interessi per due motivi: paghiamo una moneta non più nostra e l’aumento della disoccupazione comporta minori introiti fiscali a spesa invariata;
3) il Parlamento ha messo in Costituzione “il pareggio di bilancio”;

4) le Camere hanno votato il fiscal compact. In altre parole, il nostro Paese si è impegnato nei prossimi vent’anni a dimezzare in percentuale il suo debito dall’attuale 127% al 60%. E questo in soldoni significa 50 miliardi di € di sacrifici ogni anno.

Ora se Renzi riuscirà nel miracolo, avrà nuovamente accanto a sé i migliori alleati per una scuola di qualità: gli insegnanti!!

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