A febbraio, ha riportato l’Istat, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), è risultata pari al 35,2%, in forte calo rispetto al mese precedente (-1,7 punti percentuali). Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono per definizione esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi. L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari all’8,9% (cioè meno di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza risulta in calo di 0,7 punti percentuali rispetto a gennaio. Il tasso di occupazione rimane stabile, mentre quello di inattività cresce di 0,7 punti.
Il punto è che questo segmento, 15-24 anni, del mercato del lavoro è praticamente fermo: sull’anno gli occupati in più sono appena 15mila. I disoccupati -78mila e gli inattivi +36mila. Il Jobs act per loro non ha funzionato.
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Anche nella fascia d’età 25-34 la situazione non sta cambiando di molto: nei 12 mesi -17mila occupati; +57mila disoccupati; -126mila inattivi. Questi ultimi dati sono la dimostrazione che i ragazzi provano a rimboccarsi le maniche per trovare un impiego, ma molto spesso non lo trovano e finiscono così per ingrossare le file di chi cerca un lavoro. Nel confronto internazionale, peggio di noi solo Spagna e Grecia.
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