I lettori ci scrivono

Scendiamo in piazza come i francesi per difendere il nostro lavoro

Leggo con soddisfazione su “Il fatto Quotidiano” che la Francia scenderà in piazza domani, 13 gennaio.

Meglio, la SCUOLA Francese scenderà in piazza e le scuole, almeno metà di esse, nel giorno dello sciopero saranno chiuse, anche perché il 75% della popolazione docente sarà in corteo a protestare, il che significa a denunciare: “Secondo il primo sindacato delle scuole primarie, il SNUipp-FSU, circa il 75% degli insegnanti parteciperà alla protesta e la metà delle scuole saranno chiuse. I sindacati annunciano la mobilitazione per il prossimo 13 gennaio e mettono sotto accusa i tre test previsti in caso di positività (il fatto Quotidiano, 12/1/22)

Protestare contro le linee guida del loro Ministro dell’Istruzione che, a quanto pare, come il nostro Ministro Bianchi, resta sordo alle tante indicazioni e consigli del mondo che esso rappresenta istituzionalmente: Secondo il ministro dell’Istruzione, intervistato da BfmTv, sono circa 10mila le classi chiuse e 50mila alunni positivi. Una cifra sottostimata se confrontata con i casi nella fascia di età 3-17 anni (quasi 400mila). Secondo quanto dichiarato dal portavoce del sindacato Guislaine DavidEurope1, “il Ministro dell’Istruzione minimizza i problemi”..

Nel leggere l’articolo, il mio pensiero si affaccia in quel desiderio, immaginario, che anche in Italia, finalmente, anche la Scuola, si desti e scenda democraticamente e civilmente in marcia per denunciare il Suo degrado, il Suo continuo essere considerata la girandola politica, e mi si perdoni, anche sindacale. Il mio e il sogno di tanti.

Ma siamo Italiani e forse in un certo lontano senso Galimberti non ha tutti i torti. Attenzione io su Facebook ho già evidenziato l’offesa recataci a noi Scuola, perché, come in ogni realtà, pur esistendo una minima area di sfaccendati, il resto, ed è la maggioranza, serve lo Stato attraverso un impegno in trincea ogni giorno fedeli direi al nostro giuramento di Ippocrate, consapevoli certo di uno stipendio che non riconosce il valore ed il ruolo, e malgrado i limiti che la natura umana comporta: in questi due anni di pandemia, con tutte le difficoltà del caso, la Scuola non si è fermata, andando laddove possibile, in casa, di ogni studente, consegnando il continuum perché in qualche modo non venisse meno non soltanto la didattica in sé, ma soprattutto una relazione umana che, nonostante la distanza plastica, sia un dialogo non interrompibile almeno attraverso una voce ed un volto (affatto virtuali).

Il mio sogno è un lungo Shabbat. Una Scuola “chiusa”, volta ad una riflessione profonda che comporti uno sdradicamento e una riorganizzazione della stessa. Una riflessione, intesa quale rivoluzione che offra l’opportunità di riconsegnare e rioffrire il Volto autentico dell’essere e significare Scuola, perché è il modo democratico di dare voce forte, e finalmente essere non soltanto ascoltati, ma forse finalmente riconosciuti nella nostra funzione sociale, nella dignità di persone e di SCUOLA.

Viva la Francia. Vorrei poter associare Viva l’Italia.

Ma noi non abbiamo mai avuto una Bastiglia!

Mario Santoro

I lettori ci scrivono

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