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Scheda di valutazione: modello nazionale o autonomia per le scuole?

Fra un mese le scuole dovranno decidere come affrontare il problema della valutazione degli alunni ma il quadro normativo non è affatto chiaro.
L’unico punto fermo, per ora, è contenuto nella direttiva generale sull’azione amministrativa del 25 luglio 2006.
L’obiettivo A.17 recita esattamente così: “favorire autonome scelte da parte delle scuole nell’adozione degli strumenti di valutazione individuale dell’alunno, che dovranno rispondere a criteri di flessibilità e progressività”.
Nello stesso punto si conferma la validità della nota ministeriale del 12 giugno 2006, con particolare riferimento alla questione della valutazione collegata all’insegnamento della religione cattolica che dovrà essere riportata su un foglio a parte e non potrà essere inserita nella scheda.
Sembra insomma che anche per il 2006/2007 le scuole avranno il diritto/dovere di provvedere a definire un proprio modello di scheda di valutazione.
E in effetti, per quanto se ne sa, al Ministero non sarebbero intenzionati a diramare ulteriori istruzioni sulla materia, anche perché in questo momento i problemi sul tappeto sono ben altri (legge finanziaria con annessi e connessi: organici, anticipi nella scuola dell’infanzia, obbligo a 16 anni, costruzione della “Agenzia nazionale per l’autonomia”…).
Ma, con un comunicato di queste ore,  Cgil-Flc chiede con forza al Ministro “di intervenire con urgenza nel diramare le disposizioni utili alle scuole e fornire i documenti per la attestazione/certificazione degli anni intermedi”.
La posizione del sindacato di Enrico Panini è assolutamente inequivocabile: “Dopo anni di estremo disagio da parte degli insegnanti nel procedere alle operazioni di valutazione degli alunni è davvero arrivato il momento per le scuole di avere un modello uguale a livello nazionale a garanzia della chiarezza ed omogeneità delle comunicazioni alle famiglie e dei rapporti fra le diverse scuole. Un modello unico che certifichi non solo le competenze raggiunte al termine di ciascun ciclo, ma anche i traguardi intermedi e finali di ciascun anno scolastico”.
In realtà una soluzione del genere appare quantomeno semplicistica.
Un eventuale modello ministeriale uguale per tutti dovrà infatti comunque tenere conto della necessità di riconoscere alle scuole ampi margini di flessibilità e di autonomia, soprattutto considerando il fatto che le scuole hanno ormai la possibilità di articolare in modo autonomo il proprio curricolo facendo ricorso alle norme ministeriali sulla cosiddetta quota del 20% riconosciuta ad ogni scuola.
Oltretutto già ora, di fatto, negli istituti superiori le pagelle sono diverse da scuola a scuola, in relazione ai piani di studio che si realizzano nei diversi percorsi; un documento di valutazione uniforme solo per la scuola del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado) sarebbe una scelta in controtendenza e difficilmente conciliabile con il tema della valorizzazione dell’autonomia scolastica che ricorre quotidianamente negli interventi del Ministro e del suo staff.

Reginaldo Palermo

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