Attualità

Schettini al posto di Valditara? Ecco cosa farebbe

Se fossi io ministro… quante volte si è sentito dire questa frase fra le aule scolastiche ma anche nei bar. Ebbene, la domanda è stata posta a Schettini, il docente di fisica con 3 milioni di follower su Instagram e con la sua pagina “La fisica che ci piace”, nonché fromboliere tra teatro e tv: cosa farebbe se ricoprisse il ruolo di capo del MIM?

“Farei-si legge su Sapere-Virgilio.it- un grosso investimento economico per gli insegnanti. Non per aumentargli lo stipendio, ma per dargli la possibilità di formarsi”.

Non soldi dunque per la tecnologia, registro elettronico compreso, ma per la “formazione esperienziale degli insegnanti”, che significa“Abbiamo centinaia di migliaia di euro in ogni scuola che arrivano ogni anno, con i quali si comprano oggetti, schermi digitali, tutte cose che poi vengono usate al 2%. Prendete il vostro corpo docente e fate loro girare il mondo”, considerato che le “Competenze dei prof vengono sfruttate allo 0,2%”.

Calcoli che certamente elabora lui, sulla base delle sue esperienze, benchè sull’uso degli ordigni digitali a scuola, forse ha pure ragione, tranne a capirne il valore in casi estremi come fu col Covid-19. In ogni caso, Schettini sembra avere le idee chiare, tant’è che insiste sul fatto che una scuola, veramente “virtuosa”, dovrebbe investe nella formazione degli insegnanti, permettendo loro di “girare il mondo per due settimane all’anno”. 

“Io ti do i soldi, tu dici alla professoressa, alla geologa: lei dove vuole andare? Ad esempio a vedere un gruppo di speleologi e geologi sull’Everest perché stanno conducendo una nuova scoperta”. La prof, secondo Schettini, verrebbe spesata e pagata per andare e formarsi, per poi tornare in classe dagli studenti “mettendo questo know-how a loro disposizione”. 

Lui dice che “funzionerebbe” e che sarebbe “entusiasmante” per gli stessi insegnanti, invece di fare inutili corsi sulla sicurezza o sulla privacy. Rimane tuttavia il dubbio che il prof possa fare il viaggio a spese della collettività, divertirsi e al ritorno non combinare nulla in classe, esattamente come prima. Chi lo controllerebbe? E anche se ci fosse qualcuno a farlo, c’è sempre il grande alibi della libertà di insegnamento. E chi lo potrebbe censurare? Ma non solo: a quali sanzioni andrebbe incontro, se dichiara che la sua esperienza “estera” è stata inutile e fallimentare? 

Ma sentiamo cosa dice del suo successo urbi et orbi: “I colleghi a scuola non si sono sorpresi, anzi. Quando non ero ancora ‘La fisica che ci piace’ mi dicevano che avrei dovuto fare teatro o tv, perché vedevano in me le caratteristiche di chi andava oltre. Nel mondo degli insegnanti invece, la mia percezione è variegata: c’è chi mi ama, chi mi invidia, chi mi odia, chi mi vorrebbe ministro dell’Istruzione e chi invece mi vorrebbe morto”.

Un po’ di esagerazione, “qualcuno mi vorrebbe morto”, ma in definitiva è un buon docente, estroso, creativo, esperto affabulatore, ha trovato una sua strada di “fisico” intrattenitore e noi gli auguriamo di continuare ancora su questo percorso, ma mai di passare al di là della barricata, cioè nella stanza dei bottoni, nemmeno come dirigente.

Pasquale Almirante

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