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Schettini: “Ci vorrebbero scuole ricche di laboratori manuali. Si parte da piccoli, meglio i quaderni da colorare dei video”

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Il docente di fisica più celebre d’Italia, Vincenzo Schettini, volto del progetto editoriale “La Fisica Che Ci Piace“, ha parlato davanti a 560 studenti di tredici istituti superiori della provincia di Cuneo all’evento “L’artigianato che ci piace”, progetto di Confartigianato.

“Appena si prova noia si compensa con il cellulare”

Come riporta La Stampa Schettini ha cercato di fare un paragone con i giovani del passato, sottolineando quanto prima erano più avvezzi alle attività pratiche mentre ora i “tempi morti” vengono spesso occupati dallo scrollare il proprio smartphone: “Cerco di far notare ai ragazzi la trappola in cui vivono, che in realtà sono più d’una. La prima è il livello di distrazione che crea lo smartphone per gli adolescenti, non hanno più i momenti che chiamavamo ‘di noia’. Appena si prova la noia si compensa con il cellulare, guardando un video, una serie tv o usando i social. Questo è dannoso, perché avere dei momenti in cui si sta senza far nulla, assaporando la noia, è fondamentale per attivare la creatività. Con il cellulare diventiamo spesso passivi osservatori e solo fruitori”, ha esordito.

La proposta

“La seconda è che oggi non si accompagnano più i figli in bottega o nei campi, permettendo loro di appassionarsi ad alcuni mestieri, come il calzolaio, il parrucchiere o l’agricoltore”, ha aggiunto. Ecco cosa propone il docente: “Un ruolo decisivo ce l’ha la scuola, servirebbero istituti ricchi di laboratori manuali, per far crescere i ragazzi anche attraverso l’abilità del fare. Ma si parte da piccolissimi, per esempio facendo colorare un quaderno ai bambini mentre si è fuori a cena invece di intrattenerli con un video. I giovani stanno perdendo la passione per molte cose perché vivono nell’era dell’abbondanza, quando si vuole qualcosa arriva domani”, ha concluso.

“La noia” manifesto della Generazione Z

La noia è qualcosa di positivo e deve essere accolta? L’anno scorso si è molto parlato di “noia“, grazie alla canzone vincitrice di Sanremo 2024, “La noia” di Angelina Mango, che potrebbe essere vista come un manifesto della Generazione Z, delle “bimbe incasinate con i traumi”, che riescono a ballare anche nei momenti di “down”. “Spesso i momenti tristi sono il seme, il preludio a una nuova felicità, il buio prima della luce. Non si deve aver paura della noia: va accolta, è importante, così come tutti i sentimenti che ci portano giù, in fondo. C’è una risalita, sempre. La noia non va combattuta: è tempo prezioso da dedicare a noi stessi. E nei momenti difficili, bisogna ballarci sopra”, queste le parole della cantante a Radio Deejay.

“Le persone temono il dialogo interiore tra sé e sé, hanno paura del silenzio, sono terrorizzate dai propri pensieri e infatti amano stordirsi con chiacchiere e impegni. Quindi fuggono la noia perché scappano da loro stessi, dalle loro responsabilità, dalle loro paure, magari anche dall’esigenza di andare da uno psicologo per chiedere aiuto. In altre parole, non vedono nella noia un’opportunità: quella di rimetterci in moto, su un binario più adeguato a livello emotivo e che ripristina l’armonia del benessere psicologico. Il problema è che stiamo educando anche le nuove generazioni a fuggire dalla noia, riempiendo le vite dei piccoli di impegni serratissimi”, questo il commento, a Vanity Fair, di Mariolina Palumbo, psicologa clinica.

Redazione

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