Il celebre docente e ormai personaggio televisivo Vincenzo Schettini, volto del progetto editoriale “La Fisica Che Ci Piace”, è stato ospite, ieri, del Salone del Libro di Torino. Il professore di fisica ha parlato in merito alla didattica e all’intelligenza artificiale ai microfoni di Retesette, in un video pubblicato sul canale YouTube della Camera di Commercio di Torino.
Ecco le sue parole: “I ragazzi hanno bisogno di quell’essere diretti che oggi è necessario. Anche chi fa scuola deve essere diretto, che tu sia rigoroso non importa. Quell’autorevolezza è la cosa che salva un docente. Un insegnante bravo, autorevole e rigoroso è seguito, punto e basta”.
E, sull’intelligenza artificiale: “Continuare a rincorrere una scuola che vuole essere finanziare il mondo del digitale significa non puntare su chi la scuola la fa, ossia i docenti. Vorrei finanziamenti che vadano a finire direttamente ai docenti, che li aiutino, pagati, a essere formati, e poi diventare persone che possano spendere quella formazione direttamente a scuola. In questo modo si investe sul motore della scuola, che sono proprio i prof”, ha concluso Schettini.
Non è la prima volta che Schettini parla di tecnologia e del digitale: “L’anno scolastico è finito, eppure siamo qui per una mattinata all’insegna della cultura. Che dire? Questo mi riempie di gioia. Internet è una grande opportunità, ormai è il nostro mondo parallelo. Non importa quale che sia la materia, anche la conoscenza deve essere diffusa attraverso il web”, ha detto lo scorso giugno.
“E’ un fenomeno complesso. I ragazzi oggi sono più isolati. Il rapporto con gli insegnanti diventa fondamentale e tanti al sud sono eccellenze”, ha continuato il docente, facendo riferimento alla dispersione scolastica, problema che affligge il Sud e la Campania.
C’è stato spazio anche per una discussione sull’intelligenza artificiale: “Sono d’accordo con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e credo in una scuola al passo con i tempi, ma senza esagerare. Mollate i cellulari e coltivate i rapporti veri. Siamo disconnessi gli uni dagli altri, e non va bene. Tablet nelle scuole? Carta e penna tutta la vita”.
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