Il docente, creator e ormai personaggio pubblico Vincenzo Schettini, volto del progetto editoriale “La Fisica Che Ci Piace“, è stato intervistato ai microfoni de Il Giorno, occasione in cui ha discusso di vari temi, dalla fisica al reclutamento dei docenti.
Ecco come ha esordito: “La fisica è una grande figata, possiede un fascino incredibile ed è una sfida per quelle menti che si aprono alla curiosità, accettando di poter essere cambiate dalla conoscenza. Quello che continuo a fare è rendere potabile tutto questo, mostrare come possa essere accessibile per chiunque, anche per chi non ha avuto la fortuna di fare studi scientifici”.
Schettini ha anche raccontato i suoi inizi da prof creator: “All’inizio mi vedevano strano. Chiedevo a uno studente di riprendermi col cellulare, era tutto nuovo, però già si divertivano. Io usavo Facebook, sono stati loro a darmi qualche dritta e a consigliarmi di spostare il progetto su altre piattaforme. Mi hanno fatto una grande formazione gratuita. Alla fine tutto è nato dal percepire un’esigenza: i ragazzi faticavano con la fisica. E ora forse le cose sono un po’ diverse”.
Ecco perché, secondo lui, non tutti hanno avuto un docente come lui: “Perché la scuola applica un reclutamento freddo, attraverso iter in cui non c’è possibilità di selezionare figure brillanti, carismatiche. Un peccato perché il ruolo è delicatissimo, specie di fronte a questo mondo così vuoto e grigio”.
E, sui ragazzi di oggi: “Spugne iperstimolate dalla realtà. E questo vuol dire che assorbono di tutto. Alcuni aspetti sono positivi, come il fatto di essere molto più aperti alle diversità rispetto al passato. Nonostante ci sia sempre qualche brutto episodio di discriminazione, in realtà i ragazzi non guardano nemmeno con chi vai mano nella mano. Di negativo però c’è ad esempio la non capacità di concentrarsi per più di 30 secondi. Aspetto molto grave. A cui si aggiunge un problema di guide”.
“Ai nostri tempi se facevi qualcosa di scorretto nel migliore dei casi ti prendevi una sgridata, nel peggiore tiravano fuori il battipanni. Oggi si assiste a una iperprotezione dei figli che si sentono più o meno liberi di fare tutto. Che può essere bello. Ma arrivati a vent’anni cosa riusciranno a fare se non hanno mai dovuto sfruttare nulla di loro stessi? Mi sembrano vivere sotto una velina, non imparano a cadere e a mettersi il cerotto”, ha concluso il docente.
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