Schiaffi e morsi allo studente, quando a darli è il prof!
Come si fa a distinguere una notizia da un semplice fatto che non merita l’attenzione dei mass-media? È molto semplice, rispondono da decenni i docenti di giornalismo: un cane che morde un uomo non è una notizia, un uomo che morde un cane lo è sicuramente. Per la proprietà transitiva, eccoci così a commentare l’incredibile episodio – riportato da un quotidiano locale – accaduto il 19 maggio scorso nell’Itis Cardano di Piove di Sacco, nel padovano: il prof, A.M. di 37 anni, originario di Catanzaro, sta interrogando uno studente di una classe con alcuni elementi che spesso assumo un comportamento al di sopra delle righe; ad un certo punto uno di loro si alza con le cuffiette dell’ipod all’orecchio e comincia a girare tra i banchi. Il docente, pur noto per la sua pazienza e tolleranza, riprende l’alunno. Che però non batte ciglio e continua a gironzolare nell’aula come se nulla fosse. Il prof lo riprende ancora, stavolta promettendogli però un ceffone qualora non assuma un atteggiamento rispettoso delle regole: il ragazzo non batte ciglio. Lo schiaffo, a quel punto, diventa reale. Ne nasce una colluttazione, come in un saloon: con tentativi reciproci di tirare pugni, volano insulti e spintoni. Ci scappa anche un morso sul collo: solo che a darlo è il prof. Il ragazzo, a quel punto, riprende il “duello” con ancora più veemenza di prima, ma viene fermato dai compagni che fino a quel momento erano stati inermi spettatori. Viene così portato in ospedale, dove i medici lo curano e gli assegnano 20 giorni di prognosi. Torna a casa e la famiglia, senza pensarci due volte, denuncia l’accaduto ai carabinieri e di qui alla Procura.
L`insegnante ora rischia un processo con l`accusa di lesioni personali e abuso dei mezzi di correzione o disciplina. Il sostituto procuratore Sergio Dini ha, infatti, chiuso nei giorni scorsi l`inchiesta. Il docente avrà venti giorni di tempo per presentare una memoria difensiva, prima della richiesta di rinvio a giudizio da parte della magistratura. Il giudizio degli addetti ai lavori però arriverà molto prima. Molti lo hanno già espresso leggendo queste poche righe: come si fa, avranno immaginato, a pensare di educare un ragazzo a suon di ceffoni? Mai come in questo caso vale la pena di ricordare che, ancor di più quando si riviste il ruolo di educatori, “vale più un grammo di esempio che un quintale di parole”.