Per Elly Schlein è già arrivato il momento delle decisioni: il deludente risultato del Pd alle amministrative è stato commentato dalla segretaria dem come inevitabile, perché in due mesi non si potevano fare miracoli. Difficile darle torto. Solo che alla prossima tornata elettorale, già alle elezioni Europee, il Partito democratico dovrà tirare fuori le unghie. E convincere gli italiani a votarlo.
La linea da assumere, in modo più chiaro ed esplicitandone i contorni, potrebbe arrivare durante la Direzione del Pd, convocata per il pomeriggio di lunedì 12 giugno: nel giorno di vigilia Schlein ha risposto alle critiche di chi sta nel Pd ma non con lei. Come i dem di Stefano Bonaccini oppure di Nicola Zingaretti che la accusano di non avere realizzato un’agenda.
La segretaria Pd in carica ha risposto con il ‘ritorno a casa’ degli ex, ad iniziare da Pier Luigi Bersani: “Un ricongiungimento familiare”, lo ha definito Schlein ricordando di avere un’ammirazione altissima per Bersani.
Quindi, ha convinto il partito Articolo Uno a confluire nel Pd.
“Elly Schlein ha dato sicuramente un orientamento molto più netto sulla questione sociale, sulla difesa della sanità pubblica, della scuola pubblica, del lavoro. E’ chiaro che è facile sentirsi a casa”, ha commentato il segretario di Articolo 1 Roberto Speranza.
“Credo che Schlein – ha concluso l’ex ministro della Salute durante gli anni del Covid – a portare la sinistra dove la sinistra deve stare. Per questo sono molto felice di aver fatto questa scelta e di stare al suo fianco nella costruzione del nuovo Pd”.
Schlein, presente all’assemblea di Articolo 1 a Napoli, ha risposto in modo netto: “Oggi siamo all’opposizione e dobbiamo ricostruire un’identità chiara su alcune proposte fondamentali per il nostro paese. La destra sta facendo la destra e noi dobbiamo ricominciare a fare la sinistra, perché questo ci chiedono le persone”.
Ma cosa significa ricominciare a fare la sinistra? Come si traduce questo concetto nel proporre un modello di rilancio della scuola? È bene che Schlein cominci al più presto a proporre quali sono le priorità da raggiungere in campo scolastico.
Proviamo a dare qualche suggerimento: una scuola che non deve preparare al lavoro, ma alla formazione culturale, quindi con un ridimensionamento dei progetti di alternanza scuola-lavoro, oggi ribattezzati Pcto; ma anche una scuola che non può avere classi da 28-30 e più alunni, dunque con i parametri di formazione delle classi da abbattere; una scuola con più attenzione ai bisogni degli alunni più “fragili”, con l’introduzione in pianta stabile di figure professionali che affianchino i docenti nel loro operato di supporto e di recupero, prima psicologico e poi formativo, dei tanti giovani che con gli anni del Covid sono entrati in una crisi di identità e di valori sempre più evidente.
Infine, ma non per ultimo, serve un recupero reale della figura autorevole del docente, che non può continuare ad essere pagato, da precario e per i primi otto anni di carriera, solo 1.400 euro netti al mese: diamogli aumenti adeguati, deroghiamo rispetto alle norme staccandoli dai contratti del pubblico impiego, permettiamo a questi dipendenti di recuperare l’immagine scesa sempre più in basso.
La segretaria vuole imporre qualcosa di sinistra, per dirla alla Nanni Moretti? Allora riparta da temi come questi. E lo dica apertamente: “questi sono gli obiettivi che il Pd vuole raggiungere se tornerà a governare il Paese”.
Non vi sono altre strade per recuperare la fiducia del popolo di sinistra e per convincere milioni di italiani che il voto politico è un diritto che va espletato per migliorare il Paese, mentre l’astensionismo lascia carta bianca a chi può mandarlo in rovina.
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