ScienceBulletChallenge è l’iniziativa promossa da un gruppo di precari della ricerca pubblica italiana per denunciare le condizioni in cui versa la loro professione e la stessa ricerca. Per mettere in pratica questa protesta hanno deciso di utilizzare la leggerezza dell’ironia che da sempre contraddistingue i loro momenti lavorativi più amari. Il richiamo è all’#icebulletchallenge, fenomeno virale che ha permesso di raccogliere milioni a favore della ricerca contro la Sindrome Laterale Amiotrofica (Sla).
Questa iniziativa vuole mettere in risalto il fatto che la ricerca in Italia versa in condizioni disastrose e che i cervelli migliori sono in fuga. Inoltre si vuole rendere nota una situazione che pochi sanno, ovvero che la ricerca italiana è fatta da migliaia di ragazzi che restano in Italia e che ogni giorno, certi della loro precarietà, tirano avanti con quello che di buono è rimasto. L’indagine Ricercarsi (online in ottobre) ha stimato che solo il 6,7% dei ricercatori precari è stato assunto negli ultimi dieci anni.
Questo significa che il 93,3% è sopravvissuto grazie a contratti a tempo determinato o assegni di ricerca. Quindi per dare visibilità ad un problema tristemente serio i ricercatori precari si esibiscono in rete a colpi di video che presentano i lavoratori della scienza ognuno alle prese con un “bullet”, (un proiettile) che li fa scomparire, simbolo “della pioggia di colpi” (tagli, precarietà) che si è abbattuta negli anni sulla ricerca pubblica “riducendo in macerie un intero sistema”.
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