
Non ci sono più zone buie nei genomi dei primati, aprendo così nuovi scenari sull’evoluzione e sulle relazioni fra gli esseri umani e scimpanzè, oranghi ecc.
La prestigiosa rivista Nature ha pubblicato il risultato del lavoro di squadra di 160 ricercatori di tutto il mondo, compresi italiani dell’Università di Bari, che hanno letto i genomi completi delle grandi scimmie, senza errori o interruzioni, aprendo scenari completamente nuovi per comprendere l’evoluzione della nostra specie e dei primati a un livello straordinario di dettaglio.
Ciò consentirà di esplorare regioni del Dna finora inaccessibili, quelle più complesse, ripetitive, e quelle coinvolte nei processi regolatori, nello sviluppo del cervello o nelle risposte immunitarie, aprendo strade verso lo studio delle malattie genetiche, del funzionamento del sistema immunitario e dei meccanismi cerebrali più profondi.
Secondo quanto viene riportato dalla agenzie, sono venuti alla luce anche migliaia di geni finora sconosciuti, anche questi coinvolti nell’evoluzione del cervello umano, rendendo così possibile stabilire che esseri umani e scimpanzè hanno separato le loro strade evolutive tra 5,5 e 6,3 milioni di anni fa.
L’obiettivo degli scienziati è quello di aprire la strada a nuovi studi sulle malattie genetiche e immunitarie, come sui meccanismi evolutivi legati al cervello e al linguaggio umano, rivoluzionando così il nostro modo di studiare l’evoluzione.