In questi ultimi tempi si discute molto di reclutamento e formazione iniziale degli insegnanti. I governi cadono e si susseguono pseudo-riforme a colpi di emendamenti e maggioranze cangianti che affermano tutto e il contrario di tutto. Da più parti si richiedono percorsi accademici che preparino gli insegnanti e li abilitino a lavorare nel mondo della scuola.
Ebbene, in ogni provvedimento, riforma, emendamento, dichiarazione di politici, ministri, esperti del campo, viene di fatto ignorato l’unico percorso accademico abilitante all’insegnamento esistente oggi in Italia: Scienze della Formazione Primaria.
Mi sembra pertanto utile ricordare in cosa consiste questo percorso di laurea magistrale a ciclo unico (5 anni): si inizia con una selezione in ingresso (programmata in base al fabbisogno nazionale), si prosegue con decine di esami, laboratori didattici, 4 anni di tirocinio a scuola e in università, per concludere, una discussione finale di tesi di laurea e relazione finale di tirocinio discussa davanti ad una commissione in cui è presente anche un rappresentante del MIUR volta a conferire ai candidati una doppia abilitazione (infanzia-primaria).
Un percorso che esiste da vent’anni tra vecchio e nuovo ordinamento, ma svilito, e umiliato negli anni del Nuovo Ordinamento a cui progressivamente è stata tolta la specializzazione sul sostegno integrata, e l’ingresso diretto al ruolo, trattato alla stregua di un vecchio diploma magistrale (anche non supportato dall’esperienza scolastica).
L’episodio più grave nel 2018: quando il 95% dei laureati in Formazione Primaria N.O. furono esclusi da una procedura concorsuale straordinaria consistente in un unica prova orale non selettiva. Quasi nessuna voce autorevole, nel silenzio di agosto, supportò la protesta dei laureati in Formazione Primaria, nessuna voce si scagliò contro un concorso-farsa, per nulla selettivo né meritocratico creato appositamente per compensare le sentenze del Consiglio di Stato che escludevano i ricorsisti dalle Gae.
Le graduatorie di merito (!) scaturite da quel concorso bloccheranno per anni le assunzioni al centro-sud. Ai laureati Sfp fu promesso un ordinario a cui si doveva attingere parallelamente col 50% delle assunzioni, che si continua a rimandare e a modificare a colpi di decreto. Continua il balletto dei concorsi straordinari, sempre nuovi, sempre diversi che non fanno altro che implementare ingiustizie e iniquità verso chi ha svolto un percorso lungo e mirato alla professione insegnante.
Gli emendamenti al decreto sostegni bis ancora una volta ignorano il personale della scuola primaria: il nuovo straordinario con formazione annessa a proprie spese riguarderà anche i maestri precari laureati in formazione primaria? C’è bisogno di un ulteriore formazione per questi maestri già selezionati e formati? la formazione di un laureato nel 2021 è uguale a quella di un diplomato di vent’anni fa?
Mi chiedo se ci sia qualcuno interessato a rispondere a queste domande, perché la formazione primaria non riguarda una sistema di istruzione di serie b, ma è il fondamento della nostra società.
Marta Simonelli
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