I quiz standardizzati, i disastrosi indovinelli propinati agli alunni, ridimensionano l’intera professione docente. Che ora non può nemmeno scioperare.
È durissimo il pensiero di Cobas e Unicobas all’indomani della decisione della Commissione di garanzia di bloccare lo sciopero del 9 maggio, a causa di quello “generale del Pubblico Impiego” indetto per il 12 maggio da tal “Federazione Sindacati Indipendenti” (FSI), struttura semisconosciuta e del tutto assente nella scuola.
I sindacati di base sostengono che li insegnanti, per adeguarsi ai quiz, dovranno conformare la propria didattica agli indovinelli: ne emerge un modello di docente somministratore di prove standardizzate e “illustratore” di manuali per quiz, nel quadro dell’immiserimento materiale e culturale della scuola pubblica e del ruolo degli insegnanti, destinati ad un lavoro da “manovali intellettuali” tuttofare.
L’opposizione a questa prospettiva, sostengono Cobas e Unicobas, si sta allargando. E ora che si sarebbe potuta concretizzare, con un’opposizione pratica, attraverso l’adesione allo sciopero, viene invece stroncata dalle istituzioni. Con una decisione che ritengono incomprensibile.
Per comprendere meglio i motivi di tanta amarezza, abbiamo sentito Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas.
D’Errico, cos’è che contestate alla Commissione di garanzia?
Il fatto che abbia palesemente adottato due pesi e altrettante misure. Ci hanno letteralmente sgambettato.
In che senso?
Nel senso che in passato, quando si è trattato di decidere su scioperi ravvicinati di sindacati della scuola più grandi del nostro, in particolare della Cgil, la Commissione ha giustificato la compatibilità sostenendo che si trattava di forme di protesta generali, che si riconducono a tutto il pubblico impiego, e non di categoria. E che quindi gli eventi si sarebbero potuti svolgere ravvicinati.
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Stavolta invece come è andata?
Decisamente male, perché mentre aspettavamo il parare della Commissione sulla liceità del nostro sciopero, ne è stato indetto un altro da un sindacato infinitesimale che con la Scuola ha pochissimo a che vedere, vanificando la nostra iniziativa programmata da tempo.
Ma forse vi siete mossi tardi nel chiederlo ufficialmente?
Non direi. La verità è che si è perso tempo oltre modo, perché bisognava attendere il parere della Commissione. La quale si riunisce poche volte l’anno e in modo cadenzato, sebbene si tratti di dirigenti che percepiscono centinaia di migliaia di euro l’anno. Così, mentre aspettavamo il loro parere, si è creata l’incompatibilità.
Quindi, Cobas e Unicobas avrebbero subìto un doppio danno?
Esattamente. Il primo dovuto ai ritardi della risposta. Il secondo derivante dalla inverosimile possibilità che la “Federazione Sindacati Indipendenti”, un organismo sindacale che nella scuola nessuno conosce, possa centrare un alto numero di adesioni allo sciopero. Ma di che parliamo? Se un sindacato non ha iscritti, è ovvio che la protesta avrà scarso seguito.
In conclusione, temete che ci sia stato un ‘disegno’ per vanificare il vostro sciopero del 9 maggio?
Il sospetto c’è ed è pure alto: secondo noi, alla luce di tutto quello che è accaduto, è addirittura possibile che nella Commissione sugli scioperi vi siano dirigenti, probabilmente di provenienza sindacale, che ci abbiano voluto danneggiare. Evidentemente, le nostre azioni, per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori e contro la farsa dei test Invalsi, danno fastidio.
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