E’ di queste ore la notizia secondo cui i sindacati del comparto scuola (ad eccezione della Cisl) stanno parlando di mobilitazione lasciando aperta anche la possibilità di uno sciopero della categoria.
Per il momento è presto per dire come si concluderà la vicenda anche perché proprio nella giornata di giovedì 18 è in programma un incontro fra i sindacati e il ministro Bianchi che potrebbe servire ad avvicinare le parti.
Resta il fatto che ormai, nel comparto scuola, l’ultimo sciopero significativo è stato quello del maggio 2015 contro la legge sulla “Buona scuola” di Renzi.
Dopo quella data non si ricordano scioperi particolarmente importanti e – se si esaminano i dati di questo anno scolastico – si scopre che solo in un caso la partecipazione ha superato, peraltro di poco, la percentuale del 1%.
Il primo sciopero del 2021/22 è stato quello dell’Anief del 6 settembre: 6.734 adesioni, meno dell’uno per cento (0,99 per la precisione).
Allo sciopero del CSLE (Confederazione Sindacale Lavoratori Europei) del 27 settembre hanno aderito 5.903 dipendenti del comparto, lo 0,79%.
Allo sciopero della FISI proclamato per il periodo 1/11-15/11 hanno partecipato 5 fra insegnanti e ATA.
Senza dimenticare lo sciopero proclamato dalla organizzazione Smart Workers Unioni per il giorno 28 ottobre che ha raccolto 902 adesioni.
Insomma, alcuni di questi scioperi si fa persino fatica a definirli tali.
L’unica iniziativa che è riuscita ad andare al di là dell’1% è stata quella dell’11 ottobre (sciopero generale di Unicobas e altri sindacati di base) alla quale avevano aderito 12.614 insegnanti e Ata e altri 30mila dipendenti pubblici.
E’ pur vero che un eventuale sciopero indetto dalle sigle maggiormente rappresentative potrebbe avere un impatto del tutto diverso, ma – stando agli esiti delle iniziative degli anni passati – è difficile pensare che si possa andare molto al di là di qualche punto percentuale.