Attualità

Scioperi scuola, si apre un maggio infuocato: i sindacati di base all’attacco

Il 3 maggio al via il valzer degli scioperi della scuola: infatti, come abbiamo già scritto in precedenza, il sindacalismo di base ha riempito il calendario delle prime due settimane di maggio con proteste varie, accentuando una “scissione” che si oppone alla (momentanea) coesione dei confederali, che hanno revocato lo sciopero del 17 maggio.

Si parte con Sgb

Il primo degli scioperi è quello breve indetto da Sgb contro le prove Invalsi, (l’ulteriore  data del 6 maggio è stata bloccata dalla Commissione di Garanzia perchè troppo vicina al giorno 10).

Lo sciopero breve delle attività funzionali connesse alle sole prove IInvalsi”, si legge sul sito del sindacato Sgb, compresa correzione e tabulazione per il periodo definito dalla programmazione di ogni singola istituzione scolastica; per la durata di un’ora all’inizio del turno per la somministrazione e/o un’ora a fine turno nel caso della correzione o tabulazione”. Questa forma di sciopero ha molti vantaggi, prosegue il sindacato: “in primo luogo siamo comunque presenti a scuola, quindi possiamo vigilare affinchè i quiz non vengano somministrati o corretti da altro personale (pratica illegittima); in secondo luogo, lo sciopero breve non interrompe l’attività didattica, dando quindi forza e risalto all’opposizione al modello di scuola a crocette”.

Poi toccherà al 10 maggio ci sarà lo sciopero del pubblico impiego (e della scuola) indetto dall’USB: “Per noi rimane solo lo sciopero del 10 maggio per non continuare a perseverare negli errori e finirla di confondere i lavoratori. Non ci interessano le sterili polemiche, la nostra bussola restano i bisogni dei lavoratori precari che chiedono la stabilizzazione, la necessità di bloccare il progetto di secessione silenziosa alla base dell’autonomia differenziata, l’esigenza di migliaia di lavoratori esiliati di rientrare nei propri luoghi di provenienza e ricomporre i loro nuclei familiari”.

Il 17 maggio rimane lo sciopero cui parteciperanno Cobas, Unicobas, Anief e CUB, ma che, come abbiamo già detto, non vedranno la presenza dei confederali: la regionalizzazione e la lotta al precariato i motivi per scendere in piazza.

Non bisogna scordare, infine, gli scioperi che dei giorni 6 e 7 dei Cobas Sardegna per le sole scuole dell’isola, in particolare contro i Quiz Invalsi e contro le ipotesi di “regionalizzazione” dell’Istruzione Pubblica.

Come deve essere comunicato lo sciopero alle famiglie

La Legge 146/90 prevede che in caso di sciopero nei servizi pubblici essenziali (tra cui la scuola) il Dirigente scolastico formi un gruppo minimo (contingente) di lavoratori che non sciopera per garantire le prestazioni indispensabili (o servizi minimi).

Nella scuola si formano contingenti solo per il personale ata o gli educatori di convitti o educandati, ma non per i docenti in generale.

L’Aran, in un orientamento applicativo, osserva che che i dirigenti scolastici, in occasione di ogni sciopero, “i capi d’istituto inviteranno in forma scritta il personale a rendere comunicazione volontaria circa l’adesione allo sciopero entro il decimo giorno dalla comunicazione della proclamazione dello sciopero oppure entro il quinto, qualora lo sciopero sia proclamato per più comparti.

“Decorso tale termine, sulla base dei dati conoscitivi disponibili i capi d’istituto valuteranno l’entità della riduzione del servizio scolastico e, almeno cinque giorni prima dell’effettuazione dello sciopero, comunicheranno le modalità di funzionamento o la sospensione del servizio alle famiglie, nonché al provveditore agli studi”, si legge ancora.

“Dalla comunicazione al provveditore dovrà altresì risultare se il capo d’istituto aderirà allo sciopero per consentire al medesimo provveditore di designare l’eventuale sostituto. Pertanto si evince chiaramente che, in caso di sciopero, il dirigente scolastico valuterà, con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, l’eventuale riduzione del servizio scolastico e comunicherà alle famiglie, entro i 5 giorni previsti, i prevedibili criteri organizzativi che saranno utilizzati per garantire il servizio stesso”, continua l’Aran.

Cosa fare in caso di sciopero (la pubblicazione della Flc Cgil in PDF)

Cosa accade il giorno dello sciopero

Per quanto riguarda invece il giorno in cui si svolgerà lo sciopero, nel caso gli insegnanti decidono di partecipare, questi non sono tenuti a comunicare nulla, anche se è prassi comune, se non si è dichiarato in precedenza (volontariamente), far sapere lo stesso giorno dello sciopero le proprie intenzioni alla scuola.

Il personale docente che non ha aderito allo sciopero, deve assicurare la prestazione per le ore di lavoro previste, ma non può essere chiamato a lavorare per un numero di ore maggiore.
Tuttavia, il dirigente potrebbe disporre di cambiare orario, ma non il totale delle ore di lezione previsto per il giorno dello sciopero, oppure a cambiare classe per assicurare la mera vigilanza ad alunni.

Inoltre, il personale docente non scioperante può essere chiamato ad essere presente sin dalla prima orama non può essere tenuto a disposizione per tutta la giornata a scuola ma solo per l’orario che gli è stato comunicato preventivamente e pari a quello previsto per quel giorno.

Nel caso di sospensione del servizio, il docente deve presentarsi a scuola, nel suo orario di lavoro o secondo le indicazioni date.

Infine, chi ha il giorno libero non può essere obbligato a dichiarare se sciopera o meno e non può comunque perdere la retribuzione. Inoltre, non può essere chiamato a scuola per sostituire docenti in sciopero.

 

Fabrizio De Angelis

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